Xavier Jacobelli scrive così su Tuttosport, il quotidiano del quale è direttore: “No, non si fa così. Non si frantuma in questo modo la regolarità del campionato al tempo del coronavirus. Prima di tutto viene la salute di tutti e, certo, in una situazione eccezionale si adottano provvedimenti eccezionali. Come tali si accettano e ci si adegua, anche nel mondo del calcio che non è un mondo a parte. Ma, vivaddio, c’è modo e modo di squinternare il calendario, facendo un passo avanti e due indietro, andando dalle porte aperte alle porte chiuse ai rinvii delle cinque partite previste senza pubblico, annunciati ufficialmente a meno di sei ore dal fischio d’inizio di Udinese-Fiorentina, dove i viola avrebbero voluto giocare nel ricordo di Davide Astori. […] Quanto ci voleva a rendersi conto che, se si fosse giocata in uno Stadium vuoto la partita fra Juve e Inter, televista ai quattro angoli del globo, l’immagine internazionale del nostro Paese avrebbe ricevuto il colpo di grazia? Quanto ci voleva a non prendere per i fondelli i tifosi dell’Udinese, della Fiorentina, del Milan, del Genoa, del Parma, della Spal, del Sassuolo, del Brescia, della Juve e dell’Inter? Quanto ci voleva a non trattare come pacchi postali i tifosi dell’Atalanta che il mercoledì ricevono il via libera per andare a Lecce, il venerdì sera dicono loro che è stato chiuso il settore ospiti, repentinamente riaperto il sabato mattina?
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