Stadio Artemio Franchi, 6 febbraio il 1994. La Fiorentina, retrocessa in Serie B, gioca la 22esima giornata in casa contro il Cosenza.

La viola vuole tornare subito nella massima divisione del calcio italiano. Gli stessi, quasi, uomini della brutta stagione, che portò la squadra nella lega cadetta, restarono, obbligati da Cecchi Gori.

Sarà la prima stagione per Claudio Ranieri, come tecnico della Fiorentina. Riuscirà nell'obiettivo di riportarla in Serie A. Resterà altre due stagioni sulla panchina gigliata, vincendo una Coppa Italia, battendo l'Atalanta nella doppia finale, e una Supercoppa Italiana, trionfando sui campioni d'Italia del Milan.

Quel 6 febbraio al Franchi tira un'aria particolare. Lo hanno già visto giocare. E' alla sua quarta presenza da quando, il 22 dicembre 1993 aiutò, con un assist, la viola a vincere per 3-2 sul Portsmouth nella Coppa Anglo-Italiana. Lì convinse Ranieri: "Te non vai più in Primavera e rimani sempre in prima squadra”.

Non è molto alto, ma devi prenderlo. Ha un dribbling da paura e fa gol da cineteca. Il carattere ha tutto del particolare, come, d'altronde, le qualità che esprime: si muove in spazi inaccessibili e ha idee tutte sue. Non ha grande velocità. Eppure riesce a leggere prima il movimento dell'avversario. Sa proteggere palla e sentire la porta. Come si fa a stargli dietro a uno così?

Calcisticamente è nato nell'Isolotto, ma in realtà aveva cominciato molto prima: “A quei tempi non c'erano scuole calcio. Si giocava per strada”. E lo si vede.

Infatti, questo lato della sua vita è osservabile in come imposta il dribbling, in come si muove, in come prende posizione sull'avversario. In generale: a come pensa il calcio.

Secondo il tecnico Giampaolo si ha uno sviluppo della sensibilità tecnica maggiore, se cresciuti giocando per strada. Nel caso trattato la teoria diviene pratica.

A 12 anni doveva andare al Napoli. Quello di Maradona. Sì, ma “giocare con la maglia della propria città ti dà quella carica in più”. Cosa dire di questo calciatore?

Le formazioni:

FIORENTINA: Toldo, Carnasciali, Antonaccio, Iachini, Pioli, Malusci, Tedesco, Zironelli, Batistuta, Effenberg, Flachi. Allenatore: Claudio Ranieri.

COSENZA: Zunico, Sconziano, Civero, Napoli, Napolitano, Vanigli, Lemme, Monza, Fabris, Evangelisti, Caramel. Allenatore: Fausto Silipo.

La partita è a senso unico. Inizialmente i calabresi si chiudo bene e non concedono molte opportunità alla viola. Ma al minuto numero 35' Stefan Effenberg riesce ad inserirsi tra le maglie bianche degli ospiti e siglare la rete del vantaggio: 1-0.

Nel secondo tempo continua l'assalto della Fiorentina. Pochi minuti dopo il fischio della ripresa, il giovane stoppava di petto e al volo, fuori area e in girata, di destro sfiorava la rete. Peccato, ma non preoccupatevi. Se gli Dei del calcio decidono qualcosa, la decidono. E' solo questione di tempo.

Infatti, al minuto numero 8' Effenberg gli serve un pallone in area di rigore. Lui mette a sedere il difensore e, defilato, con un angolo di tiro quasi assente, piazza a giro sul secondo palo. Zunico, estremo difensore del Cosenza, fa un tentativo goffo di tuffarsi. Non ci crede più di tanto. Si gira, osserva il pallone insaccarsi. Poi guarda quel ragazzo: “Ma chi è questo?".

Si chiama Francesco, per tutti Ciccio, Flachi.

Quel giorno segnò la sua prima rete con la maglia della Fiorentina. E a braccia alzate, fece una Maratona percorrendo tutta la Curva Fiesole pazza di gioia. Urlava: “Gooollll!”.

Beccherà anche l'ammonizione per questo, ma chi se ne importa. Un cuore viola che corre verso il Cuore del Franchi. Un'immagine indelebile.

Al minuto numero 87' segnerà anche Bati, mettendo il sigillo su una partita che aveva poco da dire. Anzi, da dire ce n'era e ce n'è. Quel ragazzo che fa gol da cineteca e corre come un matto. Come fai a stargli dietro a uno così?

Auguri Francesco Flachi.

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