Come riportato da La Nazione Re Artù c’è e la mette dentro. Da bomber spietato, come ormai sembra essere diventato, da quando gli si è accesa la luce di prendersi il primo pallone a disposizione e di buttarlo nella porta avversaria. Arrivato a quota sette gol nel cammino europeo iniziato con i preliminari della Fiorentina, nella Conference che adesso è una coppa da provare a prendere. Re Artù, a Poznan è stato lucido e cattivo nello spezzare la partita. Tre minuti di gioco, appena tre minuti, e aveva già in mano il pallone da riportare sul cerchio di centrocampo con un sorriso profumato di festa. Roba alla Pippo Inzaghi o magari alla Luca Toni. Roba, insomma, che profuma di centravanti che ha trovato la condizione e le motivazioni giuste per fare la voce grossa sempre. Ma la serata di Cabral, a parte la correzione dell’ accredito dei gol a suo favore, è stata segnata anche dalla sua generosità. Re Artù ha spinto come un dannato, ha saputo tenere alta la squadra, ha in qualche modo, creato spazi preziosi, ora a Nico, ora a Mandragora, ma anche a Brekalo e Ikonè.
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