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Twente, alcune informazioni tattiche: l’attacco

Vero: “La differenza tra il Twente e la Fiorentina è che noi siamo più verticali”. Vere le parole del tecnico degli olandesi. 

La squadra di Jans ha un ritmo (inerente la funzione e gli schemi) più veloce, rispetto a quella di Italiano. I passaggi sono fatti per tagliare il campo, alla ricerca delle profondità.

Soprattutto, idea interessante, è non “portare i fluidificanti a giocare dentro il campo”, ma proprio farceli stare. Questo serve, come nel caso similare della Cremonese, ad attrarre gli avversari verso il centro, contraendo il campo di pressione. Cosi da far agire gli esterni (funzionalità che delineano il limite) in sezioni maggiormente vicine alla zona di pericolo (cioè dove si trova la porta).

Inoltre, il Twente è una squadra che usa gli esterni quanto basta per i tagli dei centrocampisti. Nel senso che crossare crossano, ma cercano, soprattutto, di saltare l’uomo e calciare a giro; oppure di scambiare con attaccante o trequartista, entrando in area di rigore.

Insomma, veri e propri finalizzatori: che non solo aprono il campo, delimitandolo, ma con diagonali, attraverso cui si stringono e si avvicinano al centravanti, liberano lo spazio per l’arrivo dei mediani.

Infatti, prendendo l’impostazione dal basso, Propper (funzionalità interessante, perché quella che ha maggiori compiti di impostazione) può lanciare lungo su Misidjan (veloce e tecnico) che porta il fluidificante avversario a seguirlo, mentre il mediano Sadilek (altra funzionalità interessante con, invece, compiti di inserimento e supporto al reparto d’attacco) si inserisce nello spazio lasciato sguarnito.

Se dovessimo descrivere la squadra di Jans, potremmo farlo con questa parola: “convergente”. Tratto che la differenzia e che essa estremizza. A volte troppo (cosa che tenteremo di analizzare in un altro articolo).

Lo sviluppo dello schema offensivo dei rossi cerca di localizzare molti uomini attorno al pallone. 

Altro esempio, sempre Propper: il capitano vede Sadilek alle spalle dei centrocampisti avversari e lo serve con un filtrante. Il mediano scambia col trequartista, entra in area e calcia:

L’immagine è indicativa dei movimenti (non vengono presi in considerazione i numeri di maglia)

Se la Cremonese di Alvini interpretava il campo così:

Il Twente di Jans lo interpreta, pressocché, così:

Questo quanto osservabile, almeno genericamente.

I princìpi degli olandesi sono molto similari a quelli, già visti, ad esempio, di Happel. L’austriaco portava molti uomini attorno al pallone e, con fraseggi nello stretto, li faceva entrare in area di rigore. Il pallone e non i calciatori veniva spinto verso la zona più diretta per fare rete (quella da porta a porta).

Ciò lo differenzia di gran lunga da un altro tecnico, italiano e dei nostri giorni: Gasperini non ha mai intenzione di portare la palla a convergere, ma gli uomini (cioè gli esterni che fanno diagonali, assieme ai centrocampisti che tracciano linee verticali, intersecandosi e creando difficoltà di lettura alla linea di difesa avversaria).

E questo (il pallone come punto focale) sarà anche fonte di alcune anomalie difensive.

Manuel Cordero

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