Palladino (Photo by Timothy Rogers/Getty Images via OneFootball)
L'intervista
Dopo quattro mesi di silenzio, è tornato a parlare Raffaele Palladino. L'allenatore ex Fiorentina ha scelto le colonne della Gazzetta dello Sport per tratteggiare il suo addio alla Fiorentina al termine di una prima stagione nella quale ha saputo portare la squadra al 6° posto in Serie A, con 65 punti, migliori risultati dell'era Commisso.
E allora, perché Palladino ha lasciato la Fiorentina nonostante dei risultati all'altezza della situazione? Il motivo è uno e porta a una persona e a un nome e un cognome ben precisi: si viene ricondotti alla figura del direttore sportivo, ancora in carica, Daniele Pradè.
Il rapporto difficile con Pradè
Un rapporto difficile, nemmeno troppo mascherato dal clima comunicativo che era venuto a crearsi nel corso dei mesi, nei quali più volte il ds aveva richiamato la gestione tecnica della squadra. Un tema inizialmente negato dal dirigente, che nella conferenza stampa di fine stagione aveva riportato il tutto alla normale dimensione delle cose. Poche ore dopo però erano arrivate le dimissioni di Palladino. Qualche settimana fa Pradè ha ammesso di aver in parte ecceduto:
"Il giorno successivo alle dimissioni di Palladino è stato inaspettato, perché lui aveva fatto un ottimo lavoro. Io sono stato troppo entrante in certe occasioni ma è anche il mio lavoro dare stimoli e scosse".
Daniele Pradè (Photo by Giuseppe Bellini/Getty Images) via OneFootball
Galliani al Monza
"La fortuna di un tecnico è avere un grande direttore alle spalle e viceversa", ha detto lo stesso Palladino nell'intervista di oggi. Parlava di Galliani che viene messo in contrapposizione, senza citarlo, proprio con Pradè: "Con Galliani mi trovavo su tutto: dal lavoro quotidiano al mercato. Altrove non funzionava così…". Esattamente, non alla Fiorentina e non con Pradè. Il quale, forse non a caso, adesso con Pioli sta invece tenendo un profilo ben più basso.