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La palla non deve mai fermarsi

Vogliamo che la palla non si fermi. Tutti gli undici giocatori devono impostare una predeterminata, in quanto è la messa in pratica della teoria appartenente agli schemi, direzione alla palla. Quello che si tenta di fare è di spostare il punto di pressione e non di saltare la pressione. Si impone che la sfera venga mantenuta entro i limiti del campo, ma quello che coprono i 22 calciatori. I passaggi corti e raso terra (ormai non si vede quasi più sfruttare l’ampiezza del campo da gioco) favoriscono l’attuazione di questa norma. Norma che è una specializzazione obbligata dai fattori esterni: il pubblico e i businessman. Questi sono lontani dal gioco, non ne fanno parte, ma impongono il loro dominio. 

Quale miglior cosa, se non vedere la palla circolare veloce, dentro a un insieme formato da individui che, dell’agonismo e dell’intensità, fanno la loro caratteristica unica? Lo spettacolo è l’unità di misura. Viene osservato ciò che ha suscitato una visibile passione. Poi lo si rende fruibile in maniera ripetitiva, producendo in serie calciatori che rispecchino, perfettamente, le norme estetiche imposte dai regolamenti tecnici. Regolamenti che, come un DVR, cercano di dotare di DPI i calciatori fin dai primi calci. Bene la sicurezza, ma non bisogna opprimere le doti innate di un individuo. Invece, si controlla ogni dettaglio, ogni movimento. Lo si studia. Lo si classifica. Lo si compara.

La verità è che non possiamo accettare di essere ignoranti, perché, per prima cosa, non capiamo le nostre doti. E questo comporta tutti i problemi. Imporre il controllo attraverso tecniche che lo protraggano nel tempo, è voler creare una sicurezza che non esiste. Creare un’uguaglianza che non c’è.

Comunque, tornando a noi, vogliamo che la palla non si fermi mai. Questo, grazie all’aiuto dei regolamenti che non favoriscono i difensori, sta supportando una ideologia che distruggerà la difesa e renderà presto obbligatorio, persino per il portiere, attaccare col pallone incollato al piede. Renderà tutti, ugualmente, giocatori di movimento, mentre l’estremo difensore ha un’unica peculiarità che lo distingue dagli altri: poter usare le mani per opporsi. Ma vogliamo essere tutti uguali e non saltare la pressione, anzi, abituarci ad essa.

Tutto questo è uno dei risultati della società. Società ideata per appartarsi. E l’unica maniera per viverci è rende perpetua un’emozione. Emozione che nasce dall’uguaglianza e dall’odio insito nella competizione che si accompagnano e si sostengono a vicenda. Vivere in una grotta, un po’ come diceva Platone. La riflessione e l’ozio ne sono i mali.

Manuel Cordero

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