Non voglia essere questo il classico pensiero del tipo "i giocatori passano, le bandiere restano", altrimenti sarebbe solo tedioso e privo di senso. Ma una riflessione, dopo le bellissime parole di Gaetano Castrovilli al Corriere dello Sport quest'oggi, potrebbe essere utile per trovare una risposta, o almeno arrivarci davvero vicino. Le bandiere possono ancora esistere? Analizziamo dei casi ben precisi. Luglio 2017: Borja Valero viene ceduto all'Inter. Il "Sindaco", come era stato amorevolmente chiamato a Firenze, aveva stretto un rapporto talmente viscerale con la città che sembrava imprescindibile. Eppure così non fu. Lungi dal voler accusare il calciatore, il quale ha sempre sostenuto "di essere stato mandato via", è chiaro che da tre anni a questa parte la cessione dello spagnolo è stata, forse, quella meno prevedibile, con probabilità di realizzazione tra le più remote. Borja ha lasciato Firenze tra le lacrime, quando sapeva da tempo di essere già diventato una bandiera e il modo in cui se n'è andato, considerando anche la fase calante in cui è entrato, può essere una riprova del fatto che forse era lui l'ultima possibilità di veder restare in città un simbolo di imperitura fedeltà ai colori. Passiamo ad un altro giocatore, Federico Bernardeschi. "Dopo 11 anni di Fiorentina nel settore giovanile - disse il carrarese al Corriere dello Sport - ce l’avrei fatta a vestire la maglia bianconera? Sarebbe stato difficile...". Mica tanto difficile, evidentemente. Sulla questione bandiera, Bernardeschi andò più cauto, dicendo: "Diventare la bandiera di Firenze è un sogno. Spero davvero ma lo vedremo soltanto alla fine se tutti sorrideremo". Si sa, poi, com'è andata a finire. Inutile ricordarlo. Perché questi due esempi? Per far capire che spesso le opzioni più improbabili e meno quotate, sono quelle che poi vengono prese in considerazione e in base alle quali si agisce. Questo discorso può valere, però, anche rovesciando la medaglia. Ad oggi è poco plausibile che Castrovilli diventi una bandiera della Fiorentina? Se si pensa agli ultimi precedenti e all'intercessione del Dio denaro, probabilmente sì. Ma se si considera che al comando dei viola c'è una società che intende trattenere i giocatori più forti gratificandoli, responsabilizzandoli e rendendoli primi partecipi di ogni evento, forse, questa volta, si potrebbe sperare anche in un miracolo.
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Uniti ma non troppo

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