Il presidente del Coni Giovanni Malagò è stato chiaro, che si tratti di calcio o di qualsiasi altro sport, ciò che conta è trovare un piano "praticabile e convincente" da attuare a tutte le discipline sportive al fine di rimettere in moto la "macchina atleta". Il calcio, in questo momento, resta il neo sulla pelle di un paese che ha risposto in modo responsabile e ponderato all'emergenza, un neo che non è ancora stato in grado di presentare un piano praticabile per la ripartenza. Mai, come lungo questa grigia parentesi, si sono evidenziati i limiti di uno sport soffocato dalle logiche di potere del "dio denaro", logiche che si soppesano su calcoli capaci (per il momento) di prendere il sopravvento sulle responsabilità civili.  In una situazione del genere, l'accordo condiviso fra tutte le realtà sportive sottolineato da Malagò diventa una vera e propria utopia, la tutela dell'insieme svanisce. Ne è dimostrazione proprio il taglio degli stipendi che anticipa lo stanziamento dei tagli economici da parte di tutte le componenti del "mondo calcio", ovvero calciatori, televisioni, società nonché i vertici delle federazioni italiane, europee e mondiali. La moneta del pallone non ha solo due facce ma anche interessi divergenti... peccato che, in una situazione come quella che stiamo vivendo, gli interessi dovrebbero essere univoci e diretti ad un solo obiettivo: il benessere comune. È allora arrivato il momento di dare un taglio netto a tutte le "conflittualità che danneggino qualsiasi progettualità", come cita il comunicato della Lega Calcio di ieri pomeriggio. Speriamo dunque che sia vero, perché ce lo siamo dimostrati da più di un mese a questa parte... senza calcio si può sopravvivere, è il calcio che non può sopravvivere senza di noi.
GUAGNI:”Il campionato si è interrotto nel nostro miglior momento, adesso il calcio non è l’argomento primario. Sui danni economici..”
MALAGO: “Quello che manca al calcio è un piano preciso. Gli atleti non possono restare fermi a lungo..”

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