Juventus, Atalanta e Fiorentina continuano a seguire con forte interesse Andrea Cambiaso.

Il suo percorso dalla Sere D alla A è sintomo di grande umiltà, lavoro e talento. Queste le sue parole rilasciate in un'intervista a La Gazzetta dello Sport: 

Come vive questo momento di straordinaria popolarità, in cui viene accostato anche alla Juventus?
“Sono esattamente la stessa persona di quattro anni fa. Assolutamente. Il fatto che il mio nome compaia vicino a quelli di grandi club, è soltanto un privilegio e un onore. Fa piacere, ma vivo la cosa in modo sereno. Niente di più”.

La sua crescita calcistica, pensando che nel dicembre 2020 era ad Empoli e non giocava titolare, è stata fulminea.
“Vero. È stato tutto molto, anzi troppo veloce. Non riesco quasi neppure io a rendermi conto della situazione, forse anche perché in verità la situazione stessa non è poi così chiara… E poi, credetemi, vedere tutto questo da fuori è molto più semplice di quanto sia in realtà. Aspetto di vedere cosa accadrà”.

La sua rincorsa verso l’alto è stata prodigiosa. Dopo avere conquistato la A con l’Empoli, nell’ultima stagione è stato una delle note più liete della difficile stagione genoana.
“A diciassette anni, ai tempi degli Allievi Nazionali, non ero pronto per giocare in Primavera, e il direttore rossoblù di allora, Taldo, mi mandò in D. Con il senno di poi, fu una scelta giustissima, anche se sul momento non mi sembrò tale. Oggi dico che non la rinnegherò mai e sono anzi orgoglioso di avere giocato là, considerando il giocatore e la persona che sono oggi. Al centodieci per cento rifarei la scelta di andare ad Albissola e a Savona. Mi ha forgiato, permettendomi di avere sempre la fame giusta”.

Lei è pronto per palcoscenici di prestigio: due giorni fa ha detto addio al Genoa anche il capitano Criscito. La vostra genoanità è nota: lei ha fatto pure il raccattapalle rossoblù a Marassi.
“Mimmo? Bisogna andare avanti, anche le cose belle finiscono. La mia fede calcistica rimarrà immutata. Sono genoano, ma non va confusa con il lavoro, che è il calcio. Lo prendo molto seriamente”.

Come si spiega la stagione negativa del suo Genoa?
“Penso che abbiamo influito diversi fattori. Dopo il cambio di proprietà, si sono succeduti tre allenatori, e già questo indica che qualcosa non ha funzionato. Sarebbe bastato poco e l’avremmo scampata. Ora il Genoa deve solo guardare avanti”.

Nella sua leva delle giovanili rossoblù c’erano anche Bianchi e Pellegri. State facendo tutti una bella carriera.
“Il valore del settore giovanile del Genoa è noto. Non siamo stati i primi, nè gli ultimi ad uscire da lì. Poi è stato bellissimo arrivare in Under 21 e giocare con Pietro e con Lovato, pure lui al Genoa. Non mi sento arrivato. Mi hanno sempre insegnato a migliorarmi. Ricordo una frase del mio allenatore di allora, Sidio Corradi…”.

Cosa le diceva?
“Che ci vuole una vita per arrivare in cima al grattacielo, ma basta un attimo per cadere”.

Il suo idolo da ragazzino?
“Sarebbero due. All’inizio giocavo trequartista ed esterno d’attacco, e mi ero innamorato di Dybala. Quando giocava nel Palermo venne a Marassi e segnò un gol pazzesco contro il Genoa. Io ero allo stadio, mi colpì. Poi sono diventato un terzino, un esterno, e lì mi ispiro molto a Cancelo. Guardo sempre le sue partite”.

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