Ferrara: "C'è tempo per raddrizzare la stagione. Il Franchi resta un pellegrinaggio"
Benedetto Ferrara ha commentato il momento della Fiorentina di Stefano Pioli sulle pagine de La Nazione

Benedetto Ferrara ha commentato il momento della Fiorentina di Stefano Pioli sulle pagine de La Nazione.
Le parole del giornalista sulla Fiorentina di Pioli
La Fiorentina supera il Sigma Olomouc, avversario tutt’altro che temibile – diciamolo, non esattamente il Lastra a Signa dei tempi d’oro – ma una vittoria è pur sempre una vittoria. E in questo momento, più del bel gioco, conta ritrovare fiducia. Lo spettacolo latita, inutile negarlo, e la sensazione è che servirà ancora pazienza. Qualcuno, già ai primi di ottobre, comincia a suggerire che forse varrebbe la pena puntare tutto sulla Conference League. Ma cedere così presto, proprio quando la vendemmia è appena finita, sarebbe un errore. C’è tempo per raddrizzare la stagione.
Come spesso accade, il tifo viola si spacca: da un lato i catastrofisti, dall’altro gli irriducibili ottimisti. Eppure, anche in una vittoria poco brillante, qualche nota positiva si può trovare. Piccoli segna e fa il suo. Fazzini, entrando dalla panchina, porta energia, idee e la solita voglia: si fa notare e merita gli applausi. Diverso il discorso per Gudmundsson, ancora in cerca della miglior versione di sé. Educato, sempre sorridente, ma quel numero 10 sulle spalle per ora pesa più dei paragoni inevitabili con Hamrin.

Continua Ferrara dicendo
Intanto Pioli continua a cercare la famosa “quadra”, che non è un regista con passaporto svizzero, ma la formula giusta per far funzionare la squadra. E giovedì, più che una serata di Coppa, sembrava un luna park al tramonto: luci che si spengono, atmosfera rarefatta, tifosi spostati da una curva all’altra a causa dei lavori al Franchi. Prima Ferrovia, poi Maratona: una migrazione forzata che ha cambiato scenografia a un pubblico che meriterebbe, almeno una volta, di godersi una partita da una tribuna vera, comoda, coperta.
Si attende il giorno in cui questo pellegrinaggio finirà e lo stadio tornerà a essere casa. Una casa degna. Perché, come recitava uno striscione di qualche anno fa: “Che importa se piove, la casa dell’impermeabile provvede.” E magari, un giorno non troppo lontano, si potrà dire: “Che importa se piove, c’è lo stadio nuovo.”