L’imposizione è il mezzo sociale convenzionale con cui esporre la giustezza delle proprie opinioni. Possiamo metterla come vogliamo, ma viviamo nella dualità: giusto-sbagliato; esatto-errato.
Il contropiede non è altro che la creazione di una sezione vuota; oppure, senza l’atto creativo, l’occupazione di questa (esempio, la cosiddetta “sezione cieca” o, più comune, “lato cieco”). Il tutto all’interno dell’ambiente di pressione.
Se noi ci basassimo sulla definizione appena proposta, potremmo appurare che il contropiede non sia una conseguenza (cosa generalmente pensata dalla maggioranza), ma l’unico stile di gioco (almeno nel calcio).
Manovrare si può con e senza il pallone. Basta rendere incerti gli avversari e illuderli sulle possibili soluzioni. In ogni caso, comunque, ciò che finalizza, e sembrerà strano (molto), è il vuoto.
La Fiorentina ha vinto, perché nelle caratteristiche delle avversarie italiane vi era il “giocare la partita” e nelle caratteristiche del Sivasspor l’esclusivo attendere passivo. Eppure, lo abbiamo notato, quanti attaccanti ha messo in campo Vincenzo Italiano per riuscire a segnare una rete contro i turchi? Una rete ad una squadra, si ripete, “passiva”.
Tutto questo, collegandoci all’incipit di tale articolo, assoda un solo fatto: alla viola sono state imposte nell’ambiente di pressione quelle scelte. Scelte che hanno creato il vuoto.
Il “possesso palla sterile” che si sente dire non è “sterile”, ma solo “possesso palla”. La “manovra”, priva degli scopi estetici, rappresenta la definizione adatta che si proporrebbe, almeno superficialmente, come opposto. In realtà, possesso palla e manovra, essendo parole, raffreddano e, dunque, definiscono il “divenire”. Detta breve: sono una “evoluzione”.
Infatti, quel che succede su un campo da calcio, non può essere, di per sé, catturato e sezionato; poiché dinamico. Ma da quando può, invece, essere sezionato e catturato? Da quando è stato creato un ciclo, un ciclo ripetitivo.
Perciò la schematizzazione risulta avere limiti enormi, se non accompagnata dalla tattica. Quest’ultima, però, prevede soltanto l’atto creativo e non l’imposizione.
Quindi, il “sistema di gioco” della Fiorentina è stato obbligato a trovare una reazione per non collassare. Obbligo che ha portato i calciatori ad agire spontaneamente, seguendo le loro “caratteristiche particolari”, attraverso soluzioni semplici e conclusive.
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