Fiorentina, ennesima Conference: giusto festeggiare o si deve puntare più in alto?
La Viola ha ottenuto la quarta qualificazione consecutiva alla competizione

Intervenuto al Corriere dello Sport, Alessandro Mita ha detto la sua sulla Fiorentina e sulla qualificazione alla Conference League festeggiata dai calciatori in campo a Udine:
Fiorentina, ennesima qualificazione alla Conference
Domenica sera, da Udine, è arrivata la foto della squadra che festeggiava negli spogliatoi la qualificazione alla Conference League per la quarta stagione consecutiva. Un’immagine che strideva, proprio negli stessi istanti, con gran parte dei commenti di un numero considerevole di tifosi viola. Da una parte la gioia per una stagione che fortunatamente non si è conclusa senza nulla in mano, dall’altra la delusione per un’annata al di sotto delle aspettative. Firenze, come spesso accade, è divisa nei giudizi in tanti rivoli. Ma la sensazione è che la maggioranza dia un voto insufficiente al percorso viola. E che, come è logico, pretenda di più. Non è un caso che i 500 tifosi presenti a Udine a fine gara abbiano fatto un bel discorsetto ai giocatori, dal chiaro e incontrovertibile tenore: «Noi meritiamo di più». E’ il messaggio della curva, ma si può estendere oltre quella porzione dello stadio Franchi.

L'anno prossimo sarà un anno particolare
La prossima stagione atterrerà in un anno particolare e speciale, quello del centenario della Fiorentina, nata il 29 agosto 1926. Se Rocco Commisso aspira a entrare finalmente nel cuore di Firenze, questa è una delle ultime occasioni. Oggi il presidente, il ds Pradè e il dg Ferrari illustreranno in una conferenza stampa il bilancio stagionale e illustreranno come intendono organizzare il futuro. Davanti hanno subito alcune sfide decisive e sulle quali saranno soppesate le loro reali intenzioni: trattenere Kean e De Gea (ma aggiungiamo anche Dodo) ci pare un’operazione troppo importante. E’ vero che molto dipende dai giocatori, ma è altrettanto vero che la Fiorentina ha un dovere: fare di tutto per convincerli. Costruire una squadra più forte iniziando da partenze eccellenti moltiplicherebbe le difficoltà. E in questo discorso non ci siamo scordati di Gudmundsson, che merita un ragionamento a parte: si tratta di capire se l’islandese è disposto ad accettare di conquistare la fiducia massima di Palladino (cosa che non sempre è accaduta finora, compresa l’ultima, decisiva gara a Udine, iniziata in panchina) e se Palladino è disposto a catturare la fiducia del suo giocatore per farlo rendere di più.