Francesco Repice, radiocronista della Nazionale, ospite alla trasmissione Calcissimo, ha analizzato l’impatto del giocatore gigliato Moise Kean sul match dell‘Italia contro il Belgio di giovedì.
Giovedì sera in radiocronaca mi è scappata una cosa non da radiocronista: “perché non tiri?”. Su quella palla che aveva sul sinistro si è un po’ incartato sul pallone, è voluto andare col destro a giro, a me mi fanno impazzire questi tiri a giro. A proposito di Firenze, mi ricordo di Batistuta che quando aveva la palla lì i portieri si scansavano perché avevano paura di farsi male. Kean deve semplicemente guardare la porta e tirare, non so se l’avete mai visto da vicino: è grosso Kean, deve rompere la porta, basta con questa storia del tiro a giro. Bisogna fare gol nel calcio e quando c’è l’occasione bisogna sbattere il pallone in porta senza troppi ricamini. Lui è un giocatore che se comincia a tirare in porta diventa veramente pericoloso.
Chi ci ha guadagnato? Sono giocatori diversi che fanno ruoli diversi, io credo che siano due giocatori che hanno fatto bene a cambiare squadra. Kean aveva bisogno di sentirsi importante e alla Juventus ormai questa possibilità non c’era. Deve consolidarsi con un allenatore che lo voleva anche l’anno scorso a Monza, per cui sente molto la fiducia. L’ambiente lo ha accolto benissimo, io vivo a Firenze e lo conosco bene, e sta vivendo un momento d’oro.
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