Foto IG @bianco_42
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Vincenzo Italiano lo ha detto più volte che “Sofyan deve migliorare nelle impostazioni”. Eppure, se facessimo un breve excursus storico dei ruoli, noteremmo alcune similitudini caratteriali del marocchino con quelle del centromediano nel Metodo di Vittorio Pozzo.

Amrabat ha corsa e fisicità. Recupera molti palloni e agisce benissimo in copertura, aiutando la difesa con raddoppi, o occupando quelle sezioni lasciate sguarnite. Ma non è un impostatore o, comunemente ed erroneamente definito, regista. Ruolo, e, quindi, non funzionalità, ormai sostituito.

L'impostatore è la funzionalità che compie la scelta dello schema. Quella che formula il passaggio fondamentale. Fondamentale, dunque non per forza conclusivo.

Riqualificare Sofyan dentro una sezione con compiti specifici sì, ma non fluidi per le sue innate caratteristiche, risulta essere controproducente.

Infatti, prendendo ad esempio il match del San Siro, il mediano viola è stato decisivo non nei passaggi filtranti, ma nei recuperi, negli anticipi, nei contrasti vinti.

Allora, chi potrebbe, tra i centrocampisti, operare in quella sezione? Anche qui la risposta sta nella gioventù gigliata.

Si chiama Alessandro Bianco:

Il ragazzo ha tecnica e ottima visione dell'insieme di gioco. Bravo nello spaziare e nella protezione della sfera. Sa impostare e, soprattutto, cosa indispensabile nel calcio contemporaneo, ha un occhio teso sempre sul cosiddetto “lato cieco”.

Perché non tentare l'accoppiata Amrabat-Bianco? Uno che recupera e fa il primo passaggio. Dopo di che l'altro che opera nella fase fondamentale della funzione.

Tutto questo appoggiato dall'aiuto degli attaccanti e del trequartista. Che possono creare probabilità di ricezione.

La Fiorentina è una squadra creativa. Perché Italiano non l'accompagna? Esiste più di uno schema. E più di una voce.

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