Dopo venti giorni di lavoro e quattro amichevoli, il Corriere dello Sport-Stadio analizza con cura la “nuova Fiorentina”.
Le idee tattiche di Palladino sono chiare: si riparte dal portiere. L’ultimo uomo è considerato il primo costruttore del gioco, ma anche colui da cui andare in caso la prima fase di possesso palla non riesca a sfondare la prima linea avversaria, come dimostrato dai tantissimi retropassaggi (dieci nei primi sei-sette minuti dell’amichevole contro il Preston) verso Christensen. I piedi del portiere devono rappresentare il porto sicuro in caso d’emergenza e per questo Palladino sta lavorando tanto non solo sulla tecnica base dei tre, ma anche sulla rapidità di decisione palla a terra.
Si riparte dal basso, si difende (tutti) più bassi: può sembrare scontato visto che Italiano era forse uno dei più grandi promotori del pressing alto e asfissiante della linea difensiva. Con Palladino in fase di non possesso la squadra si abbassa addirittura di cinque-sei metri. Cambia anche la lettura dei singoli, incoraggiati a ‘spezzare’ la linea. Si è visto soprattutto nel match contro il Bolton, con le letture profonde di Comuzzo, in un uomo contro uomo, stile Gasperini. Si difende guardando l’avversario e andandolo a prendere anche fuori posizione, un sistema che sembra fatto apposta per un altro interprete che ancora non è in gruppo, Martinez Quarta.
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