Foto di Giacomo Morini ©
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Se osservassimo il finale di gara, tralasciando il lato arbitrale, constateremmo che Vincenzo Italiano ha, nuovamente, errato nella lettura del match.

Infatti, il 4-2-3-1 della Fiorentina stava dando i suoi frutti, seppur con limiti vistosi. 

L'estremizzare continua ad essere la chiave delle prestazioni viola. Continua ad esserci poca partecipazione consapevole dei calciatori. Inoltre, il tecnico continua a mantenere quella tensione mentale, attraverso la quale non può altro che opporsi al ritmo e ai tempi del match.

Perché un conto è dire ciò che si pensa, un altro dimostrare dove gli altri sbagliano.

La Fiorentina potrebbe essere (e noi lo diciamo fin da inizio stagione) una squadra mutevole. Invece, Italiano, in quanto tecnico, non rinuncia all'estetica dei suoi princìpi, non, badate bene, ai princìpi stessi.

Ieri, il mister poteva rinforzare il 4-2-3-1: per esempio, Barak era il nodo che legava gli avanti ai mediani. Nodo che, con l'uscita dal campo del ceco e il passaggio al 5-2-3, è divenuto scorsoi.

Il centrocampo totalmente vuoto, perché senza un terzo calciatore (Barak) che convergesse, stringendosi, esempio, a uno dei due mediani durante la fase difensiva. Fase difensiva, nella quale o Amrabat, o Duncan (prima Mandragora) si allargavano sempre sulle fasce corrispondenti i lati delle loro zone: destro e sinistro. Lì, dentro un centrocampo, già nelle sue modalità d'azione, sempre in bilico; lì, si è consumato il misfatto.

Forse, Italiano avrebbe dovuto perseverare. Jovic è apparso, posto in quelle condizioni, inutile per le manovre viola. Posto nelle condizioni di una funzionalità con compiti da ripetere. 

Il ruolo che appartiene a questo calciatore, esteta e altezzoso nei modi, non si trova né vicino né lontano dalla porta, ma all'interno di una zona che lo vede come “regista”, o “fantasista” attivo esclusivamente nella fase offensiva. Deve essere lui quello che appoggia la punta, la aiuta, la accompagna.

Esempio: durante i contropiedi, quando la sfera veniva addomesticata da Cabral, gli altri calciatori viola correvano lontano da lui. Perché non porre, quindi, un ricevitore proprio dentro al campo visivo frontale del brasiliano? Ricevitore che abbia una visione del campo, sempre frontale, ma globale per una giocata “offensiva” che sia fondamentale allo sviluppo generale della manovra d'attacco?

Cabral non poteva, marcato stretto, osservare attorno a lui con la calma che conviene. Infatti, molte volte non riusciva a vedere i propri compagni attorno, trasportando troppo palla e non calcolando le possibilità di ricezione, della stessa, create dagli altri gigliati.

I cambi che, secondo noi, avrebbe dovuto attuare Vincenzo Italiano

1.Saponara-Kouame;

2.Mandragora-Duncan.

Questi inizialmente. Dopo di che:

3.Biraghi-Terzic;

4.Ikoné-Jovic.

Il quinto cambio, ovviamente,  non lo mettiamo, essendo dato dall'infortunio di Dodò. Perciò obbligato.

Saponara non aveva inciso e Kouame poteva aggiungere un po' di brio sulla fascia. Anche abnegazione alla causa. Dunque, corsa e sacrificio.

Duncan aggiungeva fisicità al centrocampo, maggiori possibilità di recupero palla e maggiore copertura. Biraghi, come Ikoné, erano calati negli ultimi 20/25 minuti. Terzic avrebbe dato corsa e cross. Jovic, spostando Barak più largo (o anche a fare la mezz'ala, passando ad un 4-3-1-2 in fase di non possesso con variabile 4-4-2, tenendo conto del possibile aiuto di Kouame), avrebbe schiacciato la terza linea del Milan e aggiunto giocate verticali: come filtranti, imbucate e scambi nello stretto con Cabral. Questo solo per elencarne alcune.

L'ultimo appunto da fare riguarda la marcatura a uomo dei centrocampisti. Questa, commista a quella della linea arretrata, continua a dare non pochi problemi: se fondi tutto su dei duelli, devi essere certo di vincerli sempre. E ciò non capita, a quanto pare, ai difensori della Fiorentina.

Poi, sulla rete dell'1-0 rossonero: Milenkovic, se badi a uomo, devi guardare l'uomo. E non pensare alla palla.

Ma non solo lui fa questo: tutti i viola lo fanno.

Dunque, Italiano: o palla o uomo; oppure, come abbiamo già illustrato, linee di passaggio e marcatura a zona.

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