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Gravina: “Giustizia sportiva? Noi non ci prestiamo a nessun tipo di strumentalizzazione”

In un’intervista esclusiva all’Avvenire, il Presidente FIGC Gabriele Gravina ha parlato di come “guarire il calcio italiano”:

“Il punto di partenza per guarire il calcio malato è prendere coscienza del forte indebitamento e intervenire in maniera chirurgica e non con una semplice pastiglia. Essendo una crisi entropica, quella del sistema calcio non si cura solo con una terapia sotto il profilo normativo. Piuttosto serve un cambiamento di tipo culturale. Un nuovo corso di informazione e di formazione”.

Sul razzismo?
“Nei giorni scorsi al Viminale abbiamo sottoscritto una dichiarazione di intenti per contrastare ed espellere dal calcio ogni forma di violenza fisica o verbale. Per fare uscire il razzismo e l’antisemitismo dai nostri stadi abbiamo chiesto la massima collaborazione delle società, le quali con l’uso della tecnologia oggi possono individuare e denunciare in tempo reale singoli o gruppi che ledono al rispetto della dignità umana. Noi come Federazione da anni siamo in prima linea nella lotta per la discriminazione territoriale e ci siamo dotati di tutti i supporti, anche normativi, per far fronte a queste minacce che vanno assolutamente sventate”.

Sulla giustizia sportiva?
“Negli ultimi tempi alcune scelte della nostra Federazione sono fonte di impopolarità, di reazioni scomposte da parte di gruppi di facinorosi che usano anche mezzi inconsueti per intimidire. Noi non ci prestiamo a nessun tipo di strumentalizzazione, tanto meno politica e puntiamo esclusivamente sulla conoscenza. Alcuni attribuiscono alla mia persona la colpa di non aver riformato la giustizia sportiva, e qui siamo sul piano della mancanza di conoscenza. La giustizia sportiva della FIGC con la riforma 2019 ha inserito la perentorietà dei termini. Non solo. Ha individuato tempi molto ristretti che nel rispetto dell’esercizio del diritto di difesa consentono una definizione rapida dei giudizi. I problemi dunque non sono da ricercarsi nella giustizia federale. Anzi, forse per una volta è proprio il legislatore statale che dovrebbe guardare con più attenzione ad alcuni cardini del giudizio sportivo. E la tempestività è di certo uno di essi”.

 

Manuel Cordero

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