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Cecchi: “Ieri ho visto un’identità. Mandragora? Tanti applausi, l’ho sottovalutato in passato”

Il giornalista Stefano Cecchi è intervenuto a Radio Bruno per analizzare il momento della Fiorentina, la sfida contro l’Empoli e per fare i complimenti a Mandragora.

Sulla sfida contro gli azzurri e il momento viola

“Apriamo una campagna contro il nichilismo viola. Contro tutti coloro che non si godono le piccole cose della vita. Oggi il broncio non ha cittadinanza a Firenze. La Fiorentina fa quello che doveva fare”.

Sulla sfida contro l’Empoli: “Al calcio si gioca in due squadre e uno era disperato, l’Empoli. È normale che l’Empoli abbia fatto l’assalto finale della disperazione. Nel primo tempo, il 2-0 è netto. Io temevo questa gara: la Fiorentina con le piccole ha sempre inceppato”.

“La Fiorentina ottiene sei punti senza colui che pensavamo indispensabile, Moise Kean. In più, ieri mancava anche il terzino destro più forte della Serie A. Hai aggiunto sei punti fondamentali. Ieri ho visto identità. Un calcio di possesso e ripartenza spietata. Una squadra che mantiene la sua fisionomia nonostante l’assenza di qualche giocatore chiave. C’è più identità oggi, rispetto al periodo delle otto vittorie consecutive”.

Fiorentina (credits: https://www.facebook.com/ACFFiorentina)

L’elogio a Mandragora e il pensiero su Palladino

“Devo fare gli applausi a Mandragora, un giocatore che in questi anni ho veramente tanto sottovalutato. Lui è l’incursore perfetto per questo centrocampo a tre. Non è Gerrard, ma il tipo di giocatore è quello, per il tipo di centrocampista. Quella palla non se la alza a caso. Lui, con quel tocco di destro, sceglie quel gesto tecnico. Per due anni e mezzo si è preso tanti mugugni inutili. Lui arriva per sostituire Torreira. Si è smarrito in mille ruoli: trequartista, centrocampista, mediano, anche centrale di difesa. La vita poi è fatta di sliding doors. Quel gol sbagliato contro il West Ham credo che abbia inciso e lasciato un ricordo, purtroppo, indissolubile nel cuore dei fiorentini”. 

“Era considerato un predestinato. Mezza Europa passava da Genova per vederlo. Si è poi perso nella selva dell’ignoto. E quelle lacrime tenere in Slovenia dicono tutto. Come si fa a non volergli bene. Dire che ‘non è da Fiorentina’ è un errore assoluto.

Sul futuro di Raffaele Palladino: “Che domanda difficile. Ho le idee chiare, che non ho le idee chiare. Non possiamo non riconoscere ciò che ci raccontano il campo e i risultati. A me non ha ancora convinto, ma non posso non applaudirlo in questo momento. Le mie perplessità le sta cancellando piano piano. Sembra stia trovando l’amalgama. Sei mesi fa, squadre come Cagliari e Empoli ci avrebbero messo in difficoltà”. 

Gaia Turati

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