Foto ACF
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Con le peculiarità richieste alla mansione del procuratore si rafforza la teoria, per la quale il calciatore sia devalorizzato. Prima erano le società che trattavano in maniera diretta. Il calciatore poteva essere ceduto senza, o quasi, preavviso. La Sentenza Bosman, invece, ha sancito uno spostamento del potere. E non, stando alla pratica, a favore della facoltà decisionale del calciatore. Nei suoi compiti, anzi, nella definizione della sua figura non vi è alcuna precisazione, secondo cui debba prendere decisioni legate, seguendo questo caso specifico, all'ambito economico e di attaccamento alla maglia: il calciatore deve solo giocare a calcio. Per dare una valenza a questi oggetti economici, senza più un padrone, si è imposto il procuratore. Perché sorge il problema odierno? I calciatori erano, e sono, prodotti finiti di società che non ne hanno più il pieno possedimento. I procuratori hanno creato "Agenzie", cioè aziende che immettono nel mondo delle professioni calcistiche, individui con formazione teorica alle spalle, ma ancora privi di esperienza sul lavoro. In fin dei conti è normale che ricevano percentuali. Sono loro che “procurano” la manodopera nel mondo del calcio. Dunque, alle società resta soltanto la risposta al quesito d'acquisto. Mentre i procuratori controllano e direzionano gli oggetti economici all'interno del mercato. Tutto ciò sottolinea, per l'ennesima volta, che il calcio non è questo e, di conseguenza, nemmeno i calciatori. Società, procuratori, sponsor e tifosi trasformano un gioco in un business e, con esso, la materia prima perde la sua esclusività. Bisognerebbe, rimanendo nel giogo, specificare e qualificare meglio un ramo già interno all'istituzione. La definizione di calciatore potrebbe essere approfondita attraverso l'aggiunta delle caratteristiche: decisionale, cognitiva e riflessiva. Qualità, ad oggi, private di valenza dalle norme e dalle regole che decentrano il centro del problema. Il calcio è di chi lo gioca. Ma, siccome il calcio non è un gioco e i calciatori non sono calciatori, basterebbe agire, invece che sul binario Società-Procuratori, sulla materia che li investe di potere.

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