Foto di Giacomo Morini ©
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Italiano ha i princìpi, ma non gli schemi. Se gli si potesse imputare qualcosa, sarebbe questo. Nulla di più. Non è un integralista; casomai un totalitario.

Totalitario inteso proprio come totale. Questo potrebbe essere il suo calcio: basato esclusivamente sullo spazio. “Potrebbe essere”, perché pensiamo e interpretiamo ciò che “dovremmo” essere e non ciò che siamo.

Contro il Verona non c'era nulla di nuovo. Nulla che non rispettasse “il calcio di Italiano”. Il pressing trasformato in recupero palla, il possesso palla, trasformato in manovra, per cercare la via più semplice per far gol. Semplice non facile.

“Il calcio è semplice, ma è difficile giocare semplice” - Johann Cruijff. 

Noi viviamo nella facilità, ma la semplicità è ciò che fa combaciare la nostra entità. 

A parte questa filosofia barata (spicciola), inutile (o utile per un millesimo) al tema dell'articolo, la Fiorentina avrebbe i caratteri della totalità. 

Totalità rappresentata dall'intuizione, che il momento abbia il suo limite per non essere deleterio. L'infinito è anche questo (si chiede venia per essere ricaduti nel filosofico). La filosofia (termine abusato (forse meglio utilizzare “scienza”?)) dell'allenatore, se di filosofia si trattasse, sarebbe questo senso di perpetuo nella fine.

Comunque, tornando al match contro il Verona, la Fiorentina ha semplicemente fatto una cosa: sintetizzato il ritmo. Ma non lo ha governato. Come non ha governato lo spazio.

Insomma, altre ripetizioni.

Infatti, quando il momento ha raggiunto il suo limite, la viola lo ha prolungato.

Alla fine, la manovra non permetteva più alla funzione di fluire.

Poi un'altra osservazione: far stringere il fluidificante ai centrali può andare, ma serve l'ala tornante. Ruolo inestinte.

Il Verona avrebbe potuto utilizzare a proprio vantaggio le incursioni sul lato cieco della Fiorentina. E senza alcun problema.

L'applicazione difensiva già conosciuta, ma oggi poco applicata

Fatta una breve premessa e una breve analisi della partita, passiamo alla fase di difesa della Fiorentina.

Solitamente la squadra viola difende così sui cross:

 

I quattro difensori stretti e allineati, che tengono d'occhio la palla e giocano di posizione sugli avversari in area di rigore.

Ora, non che questo non venga rispettato durante Fiorentina-Verona. Anzi, è proprio la fonte della confusione gigliata. Perché Mandragora, solitamente, si posizionava tra i due centrali e questo faceva perdere le marcature a uomo:

 

Sì, marcature a uomo. In quanto i difensori viola, varcata questa soglia (figura sotto), davano una veloce occhiata alla posizione del pallone e subito si interessavano esclusivamente all'avversario da marcare:

 

Si formavano delle coppie (banalizzate nell'altra immagine, ma utili a rendere l'idea). Coppie che erano mantenute, fin quando il pallone veniva ricacciato al di là del limite della zona sopra colorata in rosso.

A quel punto, la terza linea si alzava e tornava ad essere perfettamente allineata. Perciò contemporanea.

Poi "coppie"… Italiano ha usato le conoscenze di due allenatori tedeschi: Schmidt e Heynckes. Pressing a coppie del secondo e contropiede con conclusione rapida del primo.

Inoltre, in area di rigore, la marcatura a uomo tipica delle difese italiane. Senza l'ala tornante, perché erano 4 terzini a difendere. Nessun fluidificante.

Dette breve: nulla di nuovo, ma qualcosa di intuitivo e intelligente.

Concludiamo dicendo: il calcio è un libro aperto, basta leggerlo. 

Italiano lo ha letto “un pochino”. 

Allora, la domanda sorge spontanea: se lo leggesse tutto? No, altrimenti non sarebbe un tecnico. Diverrebbe un allenatore.

Questo nella nostra società generica e specifica non è compreso. Ripetizioni, limiti, sostituti, sostituzioni: questi sì.

Italiano limita la sua creatività. Limita la sua conoscenza. Ma ciò evidenzia la caratteristica fondamentale della figura del tecnico.

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