Tutto tace sul fronte mercato. Segno inequivocabile che, dopo le tante voci e qualche delusione, vedasi alla voce Thiago Silva, i dirigenti viola lavorino alacremente sottotraccia. Del resto, il mercato vive di lampi subitanei e lunghe attese interminabili. Come in quello di riparazione di gennaio che detonò, d’improvviso, gli ultimi giorni e la Viola non sembrava fermarsi più. E proprio a gennaio sono arrivati alcuni degli acquisti più pregevoli. Il primo, Kouamé, si è visto anche in campo nell’ultimo spezzone dell’annata (ha ritrovato anche la via maestra per la rete), mentre le geometrie Amrabat solo adesso potranno far fare il tanto atteso salto di qualità alla mediana. Sembra passata un’era geologica da allora e in un certo senso è passata. L’estate del dopo pandemia restituisce un mondo del calcio decisamente meno scintillante. Poche follie, poche aste, tanti prestiti. Nemmeno per Federico Chiesa c’è più la coda. A scuotere dal torpore ci pensa Messi e le voci di un addio. Prezzi ribassati e braccini necessariamente corti saranno il pane quotidiano dei prossimi mesi. E non stupisce che infatti tutto propenda per il rinnovo del doppio prestito, Dalbert in viola, Biraghi sotto la Madonnina, che comunque non scontenta nessuno. I movimenti sono ancora sfumati, se non confusi: nessuna pista percorsa fino in fondo. Si sa dove bisogna intervenire ma i nomi veri sono ancora in mente Dei. La difesa è blindata: non si muove Pezzella, nessuno si sogna di cedere Milenkovic, tra i migliori centrali del massimo campionato, anche perché 40 milioni sono tanti, troppi. Il centrocampo è un cantiere aperto. Badelj non ha convinto e anche Pulgar può andare ma il Betis difficilmente andrà oltre i 10 milioni. La sostanza ce la mette Duncan, da Castrovilli arriva la classe sopraffina ma serve anche altro. Sfumato Linetty la soluzione più gradita è Torreira ma l’Arsenal. Non sarà facile. Tutt’altro: sarà un lento gioco d’incastri. Anche perché i milioni ci sono ma serve anche vendere e, al netto dei gioielli, l’interesse è poco.
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