Manuel Pasqual, ex-difensore e capitano viola, ha riassunto a Il Terzo Uomo la sua esperienza a Firenze. Queste le sue parole: Sul rapporto con Prandelli? “E’ stato buono nella prima parte per poi arrivare allo scontro a causa di quello che è successo con la lista Champions. Sono cresciuto tanto perché arrivavo da un anno in C e uno in B, ma andavo forte, facevo cose che andavano bene sia in fase difensiva che offensiva e lui non ha aspettato molto a farmi giocare. Saltai la prima per squalifica, la seconda sono andato in panchina, alla terza feci l’esordio e alla quarta iniziai da titolare a Lecce facendo assist a Toni”. Sui motivi della discontinuità di Ilicic a Firenze? “E’ un ragazzo molto introverso a livello caratteriale. La problematica che ha avuto a Firenze è il fatto che si deve sentire considerato e al centro dell’organizzazione tattica della squadra. A Bergamo sa di essere un riferimento, mentre a Firenze giocava e non giocava, veniva lasciato fuori… Negli anni all’Atalanta ha conquistato la fiducia da parte di tutti ed è diventato insostituibile”. Sull’esperienza alla Fiorentina? “Il fatto di aver giocato 11 anni nello stesso club mi ha permesso di stare in una squadra che ha avuto alti e bassi, ci sta quando cambi ciclo e mi riferisco all’anno di Mihajlovic, ma allo stesso tempo molto forte. Essere capitano di una città italiana bella, importante e di una tifoseria che ha sempre seguito tantissimo la squadra che è sempre stata calda, ma non ha mai creato problemi altrove. Se al fiorentino togli la Fiorentina è morto, ma si è sempre comportato con il massimo rispetto e la massima dignità. E’ un piacere rappresentare una società di questo tipo”. Perché Montella non è riuscito più a ripetersi? “Perché non aveva gli stessi giocatori. Noi giocavamo con Roncaglia, Gonzalo e Savic di cui due erano difensori puri e l’altro che poteva fare il centrocampista per i piedi e le letture che aveva. A centrocampo c’erano Aquilani, Pizarro, Borja Valero cioè tre giocatori di palleggio e non di inserimento. Io e Cuadrado sugli esterni invece attaccavamo molto bene gli spazi, poi le mezzale si allargavano a volte e riuscivamo a costruire un triangolo tra Borja, Pizarro e il terzo centrale con me più alto per avere un’altra soluzione. Così allargavi le maglie delle squadre, ma per me lui aveva bisogno di giocatori di grande palleggio che non ha mai più avuto né al Milan né alla Fiorentina”.
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