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“GOL SBAGLIATO, GOL SUBITO”, MA CRESCERE VUOL DIRE ANCHE QUESTO

La “Scala del calcio” è un teatro difficile da sostenere. È un boato assordante, un’emozione continua che si irrora nelle vene e rischia di paralizzare gli arti, per questo solo i migliori possono permettersi di solcarne il terreno di gioco: non solo i più forti, anche i più audaci, coloro che hanno voglia di giocare a pallone sul serio e di fare il risultato. I diciotto animali che pretendeva Iachini in conferenza stampa possono, quindi, correre liberamente sul campo di San Siro e questa sera lo hanno fatto bene, per gran parte dei 90 minuti. Da notificare le assenze pesanti di Castrovilli, perno provvidenziale della mediana, e capitan Pezzella, vistosamente in difficoltà nelle ultime gare, ma comunque un punto di riferimento più che consolidato. La Fiorentina parte bene, propositiva, con Lirola e Chiesa che tentano le proprie conclusioni, in una partita che si preannuncia di contenimento, visto il tridente assetato di gol dei nerazzurri. La prima rete dell’Inter arriva da un’incomprensione fatale avvenuta tra Ceccherini e Terracciano. “La prendo io? La prendi tu?”, va a finire che l’ha presa Candreva dopo l’anticipo di Lautaro. Ma la Viola non perde forza d’animo, come il tecnico ascolano ha insegnato ai suoi adepti, e dopo un inizio di ripresa leggermente sottotono, arriva il gol di Martin Caceres, prepotente e cattivo quanto basta per volare in alto e schiacciare di testa in rete. Peccato per l’occasione divorata da Vlahovic. Un errore pesante, ma che fa parte di un percorso di crescita da cui non si può fuggire, se si vuole diventare un top player. “Gol sbagliato, gol subito”, come si suol dire. Ed ecco che Barella estrae dal cilindro un gran tiro di contro balzo, sui cui Terracciano non può nulla. La botta psicologica si fa sentire, poiché il 2-1 arriva nel momento migliore dei viola. Evidente la necessità di un centrocampista, ormai lo si è ripetuto allo sfinimento. Badelj non regge un’ora e mezza di gioco, Pulgar sembra in debito d’ossigeno e d’attenzione. Alfred Duncan potrebbe essere una buona soluzione, così come Amrabat, che però può arrivare solo a fine campionato. Kouamè là davanti ingolosire, anche se con qualche interrogativo, visto che, anche per lui, il rientro è previsto per fine stagione. Chissà come sarebbe andata con una rosa più folta, ma poco importa ragionare col senno di poi. Questa Coppa Italia è andata, a differenza dei ragazzi di Bigica, che in Tim Cup Primavera si sono conquistati la semifinale (contro la Juventus) annientando il Milan di Giunti al Franchi. La testa di Iachini e compagine va alla gara di domenica contro la Juventus, a Torino, in uno stadio quasi inespugnabile. Il “quasi”, tuttavia, nel calcio non vuol dire nulla.

Alfredo Verni

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