E’ il 6 gennaio del 1929. Si gioca Fiorentina-Cremonese, match valevole per la dodicesima giornata dell’ultimo campionato di Divisione Nazionale.

Infatti, dalla stagione successiva, seguendo le idee di Leonardo Arpinati, si passò al girone unico. Tipologia di campionato già testata nel 1910, poi accantonata.

Dunque, dalla stagione 1929-30 avremmo avuto la Serie A di 16 squadre e la Serie B di altre 16. Più la Prima Divisione. Lega, dove sarebbe dovuta retrocedere la Fiorentina al termine dell’annata che stiamo narrando.

Lo stadio in cui si disputa la partita venne demolito negli anni ‘50. Dal 2016, però, vi si può trovare una targa posta per i 90 anni della viola. Stiamo parlando dello Stadio di via Bellini.

Struttura in cemento armato, voluta dal primo presidente gigliato, il nobile Luigi Ridolfi Vay da Verrazzano.

Non vi erano curve, ma due gradinate parallele: una coperta per i “poteri” e una, invece, scoperta e con soli posti in piedi. Quest’ultima destinata ai tifosi con minori risorse economiche.

Il pubblico non manca (ci sono 10mila posti disponibili). La cornice, perciò, è all’altezza della partita.

Da una parte abbiamo una Fiorentina reduce da 10 sconfitte, alcune con passivi veramente pesanti (l’11-0 della Juventus e il 7-2 del Napoli), e una sola vittoria (ma fuoricasa: 2-3 con la Reggiana).

Manca, eccome, trovare i tre punti davanti al proprio pubblico. Dopo l’ultima sconfitta per 4-2 contro la Fiumana e, soprattutto, dopo la sconfitta per 0-1 nel derby (casalingo) con la Pistoiese, almeno una reazione “d’orgoglio” ci vorrebbe.

Sulla panchina gigliata c’è l’ungherese Karoly Csapkay, assieme al suo fedele scudiero, anche lui magiaro, Gyula Feldmann. Quella Fiorentina arriverà ultima nel suo girone con 12 punti e 5 vittorie, 26 reti fatte e 96 subite. Non proprio un campionato topico.

Comunque, alla fine, grazie ad alcuni ritocchi fatti al nuovo regolamento FIGC, la squadra dei due ungheresi venne ripescata e inserita nella Serie B.

Dall’altra parte, però, ci sta un avversario non proprio dei più facili. Quella Cremonese arriverà settima e andrà a disputare la Serie A l’anno successivo: 1929-1930.

Sulla panchina grigiorossa troviamo un altro della Scuola Danubiana (sponda Ungheria): Jozsef Gulyas. Ex calciatore, proprio dei lombardi, tornò a Cremona eseguendo il suo primo incarico da allenatore.

Formazioni:

FIORENTINA: Sernagiotto, Borgato, Romei I, Focosi, Segoni I, Staccione, Luchetti, Salvatorini, Silingardi, Tommasi, Pilati IV. Allenatore: Karoly Csapkay.

CREMONESE:  Desti, Ravani II, Bodini II, Perotti, Cabrini, Sbalzarini, Moroni, Dossena, Prosperi I, Corsanini, Ranelli. Allenatore: Jozsef Gulyas.

L’arbitro del match è Albino Carraro della Sezione di Padova. Iniziò la sua carriera da Direttore di Gara nel 1923. Le tre maggiori partite che hanno visto, come protagonista, il suo fischietto sono le Finali di Mitropacup 1928 (Ferencvarosi Tc-Rapid Vienna); la Finale terzo e quarto posto del Mondiale 1934 (Germania-Austria) e la Finale di questo campionato italiano tra Bologna e Torino.

Inoltre, ebbe anche, finito d’essere arbitro, esperienza da Dirigente Sportivo. Nell’Ambrosiana incontrò, sulla panchina nerazzurra, il braccio destro di Csapkay: Gyula Feldmann.

La partita

Il match non viene giocato male dai viola. Forse, è arrivata quella reazione d’orgoglio che si sperava.

I gigliati attaccano a testa bassa davanti al loro pubblico, senza mai risparmiarsi un attimo. Certo hanno totalizzato solo tre punti. Certo sono ultimi. Ma il cuore che ci mettono… Fa scordare loro e a chi li guarda dagli spalti tutto questo.

Infatti, passano 18’ minuti  e la rete del vantaggio arriva dallo “Zelante” Salvatorini. Mediano sicuramente non dotato di enorme fisicità, eppure con polmoni d’acciaio che lo rendevano insormontabile davanti alla difesa.

Fu uno dei primissimi capitani della Fiorentina e in questa stagione (tanto per far intendere la sua affidabilità e infaticabilità) fu il viola col maggior numero di presenze in campionato.

I viola non si fermano, però la Cremonese, ovviamente, non sta a guardare. I grigiorossi cercano la reazione: sono per classifica e numeri migliori dei propri avversari.

Ma il leone che ruggisce, è quello di Firenze.

Al minuto numero 35’ ecco il raddoppio: Camillo Silingardi segna la rete del 2-0. Attaccante mancino, collezionò soltanto 4 presenze e 2 reti con la maglia della Fiorentina. Uno di quei due gol è questo e sarà fondamentale ai fini del risultato finale.

La prima frazione si chiude col doppio vantaggio fiorentino.

Il secondo tempo

La Cremonese non ci sta, ma la Fiorentina gioca un secondo tempo solido. La sua retroguardia concede poche soluzioni agli avversari.

I minuti passano e i tifosi di fede gigliata cominciano a crederci sul serio: quella vittoria tanto sperata davanti al proprio pubblico sta formandosi nella realtà.

Chi si trova sugli spalti urla e incita come non mai i propri beniamini.

Mancherebbero dieci minuti, quando… Gol grigiorosso. O, meglio, autorete di Giovanni Borgato. Terzino che può annoverare lo Scudetto del 1924-25 col Bologna. A Firenze è al termine della sua carriera. Dopo la viola soltanto una sola presenza tra le file del Cagliari.

La Fiorentina non si spezza

La paura, lo sguardo di chi trema davanti al sogno che, piano piano, si sgretola. Tutto questo passa nella testa dei calciatori del tecnico Csapkay.

Il match si è riaperto e la Cremonese tenta la reazione. Eppure… I viola, che dovrebbero spezzarsi, non si spezzano. Anzi, resistono e stringono i denti. 

Vogliono quei tre punti. Vogliono omaggiare quel pubblico che, malgrado la situazione di classifica, continua a star loro vicino.

Tutte le loro forze mentali e fisiche sono protese verso la difesa, estenuante, di quella unica rete di vantaggio.

Quella rete che pare misera, ma di un’importanza colossale.

Resistono e respingono ogni tentativo avversario.

Alla fine, Albino Carraro fa suonare il suo fischietto tre volte. La Cremonese si arrende all’ultima in classifica.

Sugli spalti la gente esulta. Incredula. In estasi.

I giocatori della Fiorentina si abbracciano, saltano, corrono ovunque.

La seconda vittoria di campionato, ma dal sapore speciale. Speciale sì, perché davanti al proprio pubblico.

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