Ex viola, Moretti: "Alla Fiorentina volevo smettere, ma poi arrivò una chiamata importante..."
Alla Gazzetta dello Sport è intervenuto Emiliano Moretti, ex viola, per parlare un po' della sua carriera, tra infortuni e opportunità

Alla Gazzetta dello Sport è intervenuto Emiliano Moretti, ex viola, per parlare un po' della sua carriera, tra infortuni e opportunità. Di seguito le sue parole.
Il salto con la Fiorentina nel 2000 e la voglia di tornare a casa
Mi stavo allenando alla Borghesiana, mi chiamano: ‘Dacci una risposta’. Prendo lo
scooter e corro a parlarne con i miei. Accetto subito. Vado in ritiro con la Primavera a Viareggio.
Dopo Viareggio mi faccio una distorsione alla caviglia. Ma il vero problema non era
fisico. Stavo male. Faticavo ad adattarmi a una vita nuova, lontano da casa, senza più le mie certezze. Non ne parlavo con nessuno, pensavo di potercela fare da solo. Ma il disagio cresceva.
Una mattina chiamo papà: ‘Prendo il treno e torno a Roma’. Lascio tutto. Ai miei dico: ‘Smetto con il calcio’. Loro erano preoccupati, cercavano di capirmi, ma più mi stavano addosso, più mi dava fastidio. Era finita. Avevo avuto un’occasione, e l’avevo lasciata andare.

Il colpo di scena e il riprendersi in mano la Fiorentina
Stavo alla macchina da stampa, papà mi chiama: ‘Vieni in ufficio’. Aveva ricevuto una telefonata da una certa persona, contattata, diceva, da Franco Baresi. Proprio lui. Voleva sapere che fine avesse fatto Moretti. Mi è arrivata una botta allo stomaco. Ho detto solo ‘Grazie’, e sono tornato al lavoro. Ma dentro ero già cambiato. Mi chiedevo: ‘Che ci faccio io qui?’. In un attimo ho fatto tabula rasa della crisi. Era la mia svolta, con la S maiuscola
Li ho dovuti chiamare. Dopo tre-quattro mesi, ovviamente, si erano fatti una ragione della mia scelta. Ma io avevo capito di volerci riprovare. Mi sono scusato, ho spiegato tutto. E sono tornato. Sei mesi dopo ero in ritiro con la prima squadra. Ho avuto pure una frattura scomposta al perone, ma l’ho vissuta con un’altra testa. Poi abbiamo vinto la Coppa Italia. E se sono diventato un buon calciatore, lo devo anche a quell’evoluzione come persona