La cronistoria del rapporto tra Rocco Commisso e gli allenatori viola (LaPresse) - FiorentinaUno.com
Stefano Pioli incassa un’altra sconfitta, questa volta contro il Milan di Allegri. A Firenze molti si domandano come reagirà Rocco Commisso, patron della Viola: ricostruiamo il rapporto del presidente italo-americano con tutti gli allenatori che hanno allenato la Fiorentina sotto la sua gestione.
Ieri sera, a San Siro, è arrivato l’ennesimo KO di questo disastroso inizio di stagione per la Fiorentina: dopo il 2-1 confezionato da un super Leao (capace di ribaltare da solo il gol del vantaggio di Gosens), la classifica per la Viola è impietosa. Dopo 7 giornate, infatti, i punti raccolti dalla banda gigliata sono solamente 3. Una miseria. 5 gol fatti, 10 subiti, 3 pareggi, 4 sconfitte e ultimo posto condiviso con Pisa e Genoa. Rocco Commisso è stato uno dei principali promotori dell’arrivo di Pioli, ma la situazione adesso è gravissima. E’ giusto continuare con l’emiliano o è necessario un cambio di rotta prima che la stagione venga definitivamente compromessa?
Tenendo a mente le parole dello stesso presidente qualche tempo fa (“per me esonerare un allenatore è sempre molto difficile: è la stessa cosa di dover licenziare un dipendente dalla tua azienda“) ripercorriamo il susseguirsi degli allenatori che sono passati dal Franchi per analizzare come si è comportato Commisso nei momenti di difficoltà che hanno poi portato alle dimissioni o all’esonero dell’allenatore in carica.
Il primo allenatore della Fiorentina di Commisso fu Vincenzo Montella, alla seconda esperienza al Franchi dopo il buon triennio 2012-2015. Il campano non durò nemmeno fino a Natale: esonerato il 21 dicembre 2019 dopo sole 4 vittorie in 17 partite. Partita che portò all’esonero: Cagliari-Fiorentina 5-2.
Dopo di lui, arrivò Beppe Iachini: l’iconico allenatore ascolano raggiunse la salvezza con quattro giornate d’anticipo (salvando anche la faccia della dirigenza…) ma poi, nel corso del campionato successivo – sempre a novembre – arrivò anche per lui il sollevamento dall’incarico. Motivo dell’esonero: un filotto di partite (Inter, Sampdoria, Spezia, Udinese, Roma, Parma) in cui furono messi insieme solamente 5 punti. Al suo posto, un altro grande ritorno, Cesare Prandelli.
L’ex allenatore della Nazionale (ultimo tecnico a portare la Viola in Champions nell’epopea della prima decade del 2000), però, non riesce a terminare il campionato e il 23 marzo 2021 si dimette per motivi personali. Risultati pre-dimissioni: Fiorentina-Milan 2-3, Benevento-Fiorentina 1-4, Fiorentina-Parma 3-3, Fiorentina-Roma 1-2, Udinese-Fiorentina 1-0, Fiorentina-Spezia 3-0, Sampdoria-Fiorentina 2-1. Bilancio totale: 6 vittorie, 6 pareggi, 11 sconfitte.
Per la parte finale del campionato, viene richiamato Iachini, che centra ancora una volta la salvezza e un finale di stagione tranquillo, ma poi saluta definitivamente la compagnia. A inizio giugno del 2021, la Fiorentina annuncia Gennaro Gattuso.
Il vulcanico allenatore calabrese non ha nemmeno il tempo di essere ufficialmente presentato. Dopo nemmeno un mese dal suo insediamento in Toscana, Ringhio si dimette per motivi personali:
Abbiamo parlato e discusso di tante cose e ho visto che c’erano tante cose che non funzionavano. Chi mi conosce sa che sono una persona che parla chiaro, e le promesse che mi avevano fatto non sono state mantenute.
Tradotto: impossibilità di gestire il mercato a proprio piacimento. Ricordate la faida tra Jorge Mendes e la società gigliata in merito ai giocatori da far accasare proprio alla Viola proprio per volere del potentissimo agente portoghese?
Il 2 luglio 2021 la Fiorentina annuncia l’arrivo di Vincenzo Italiano. Quella che sembrava essere una soluzione d’emergenza, una scappatoia temporanea, alla fine si tradusse nel triennio migliore degli ultimi 10 anni, con la Viola capace di raggiungere (pur senza mai alzare un trofeo) ripetutamente le finali di Coppa Italia e di UEFA Conference League. Spesso si ripensa a come giocava bene la Viola sotto l’allenatore siciliano, e ancor più spesso si ripensa alla rosa che l’ex calciatore di Padova, Genoa e Verona si trovava a dover gestire…
Le sue dimissioni – dopo la cocente delusione di Atene contro l’Olympiakos – fecero felici molti tifosi della Viola. Al suo primo anno a Bologna è arrivata una storica vittoria in Coppa Italia e la qualificazione in Europa League. E’ davvero stata solo colpa sua o qualcosa a Firenze non andava? Ai posteri l’ardua sentenza.
Il 4 giugno del 2024, nella conferenza stampa di fine stagione, Daniele Pradè e Alessandro Ferrari annunciano ufficialmente Raffaele Palladino: l’ex allenatore del Monza, al termine di una stagione complicata anche dal punto di vista personale (vicissitudini varie con la dirigenza, lutti familiari, ecc…) riesce a portare i suoi ragazzi in Conference League (per gentil concessione della Lazio, caduta all’ultima giornata contro il Lecce), registrando anche il record di punti in campionato (65) con una rosa che presentava diverse lacune tra i vari reparti.
La cavalcata in Conference si interrompe in semifinale contro il Betis: gli andalusi avevano indubbiamente più qualità ed esperienza, e alla fine questi fattori si sono rivelati decisivi. Nonostante il rinnovo di contratto siglato il 7 maggio 2025, a fine mese Palladino si dimette. Emergerà poi il motivo: rapporto a dir poco conflittuale con Daniele Pradè.
Raffaele Palladino si dimette dopo il rinnovo di contratto appena firmato (LaPresse) – FiorentinaUno.comCosì, dunque, dopo mesi di corteggiamento, ecco l’arrivo di Stefano Pioli (altro ritorno). Alla luce di questo terribile inizio di stagione, l’esonero sarebbe la logica conseguenza. Tuttavia, è opportuno sottolineare la presa di posizione di Rocco Commisso in difesa di Palladino, quando – dopo una serie di rumors su un suo esonero a metà campionato – il patron tuonò:
Quando la Fiorentina ha iniziato a sbagliare qualcuno da fuori voleva mandare via l’allenatore ma io naturalmente l’ho tenuto. A Raffaele voglio molto bene, siamo a posto, non ho bisogno di portare via gli allenatori alle altre squadre.
Qualcosa a Firenze non va, questo è fuori discussione. Pioli non è certamente l’ultimo arrivato, ma è come se lo stesso allenatore emiliano avesse perso il controllo della squadra (ammesso che ce l’abbia mai avuto): anche ieri, contro il Milan, pochissimi tiri in porta e zero occasioni da gol limpide a eccezione del gol di Gosens. I tifosi sono divisi tra chi sostiene l’ex Milan e chi invece grida al cambio in panchina (e anche in dirigenza…).
L’ultima parola spetta sempre a Commisso. Negli anni l’italo-americano ha dato prova di non temere le responsabilità, difendendo a spada tratta i propri sottoposti ma anche prendendo decisioni importanti in senso contrario, mettendoci sempre la faccia. Su come si comporterà questa volta, dunque, c’è assoluta incertezza. Una cosa, però, appare evidente: mister Pioli ha un solo risultato a disposizione contro Rapid Vienna e Bologna: la vittoria. Altrimenti…
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