Sulle pagine de La Nazione l’articolo di Stefano Cecchi. Questo un estratto:
“Gonzalez è l’uomo più anti-gattopardesco che io conosca. Perché mentre buona parte della squadra intorno a lui è cambiata, lui non è rimasto quello di un tempo ma è diventato altro. Un giocatore totale, un leader vero, e non l’attaccante altalenante sospeso fra l’estasi e la sciagura dei suoi primi tempi viola. Cosa l’ha cambiato? Forse il Mondiale mancato lo ha spinto a capire che per correggere la fortuna servono disciplina e fatica. Forse l’età e l’esperienza di un atleta che, a 25 anni, ha capito che il tempo delle mele è finito. Forse la scelta di Italiano di responsabilizzarlo, facendolo giocare sempre e con compiti anche diversi più dentro al campo. O forse il numero di maglia. Sì, il numero di maglia. Se ci avete fatto caso la trasformazione è coincisa con la consegna del 10 sulle sue spalle. Come se quel numero sacro gli avesse trasmesso a sua insaputa una responsabilità trascendente che sfugge alla razionalità”.
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