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Duncan: “Il gol al Franchi l’ho dedicato a mia figlia. L’arrivo in Italia? Avevo 16 anni e non è stato facile…”

Ai canali ufficiali della Fiorentina ha parlato il centrocampista viola, Alfred Duncan. Questo è quanto ha raccontato:

Che effetto fa lo stadio pieno che esulta ad un tuo gol? “E’ bello. Lo aspettavo da tempo. Sotto la curva insieme ai miei compagni. Era da un anno che non segnavo. Dalla partita contro la spalla”.

A chi dedichi il gol? “A mia figlia, perché glielo avevo promesso”.

Sul momento della Fiorentina? “Stiamo vivendo un momento bello, ma dobbiamo continuare così. Arrivarci è facile e rimanere difficile. Vogliamo mantenere questa posizione in classifica fino a fine anno. Vedremo nel ritorno poi cosa riusciremo a fare”.

Lo spogliatoio? “Il clima nello spogliatoio è bello. Poi visto che il mister continua a pagare le cene, allora noi vogliamo fargliele continuare a pagare il più possibile”.

Su Italiano? “Nei primi due anni ho fatto fatica. Soprattutto l’anno scorso. Le cose non mi andavano bene e la mia testa ne ha risentito. Anche lontano dal campo. Quando le cose non vanno bene a lavoro è normale che a casa ci sia un po’ di confusione. Il mister mi ha dato un altro tipo di possibilità e di tornare ad essere il giocatore che ero prima di venire qui. Mi chiede tanto, ma quello dobbiamo fare è giocare sugli avversari. Bisogna stare concentrati”.

Amicizia con Igor? “Bravo ragazzo. Quando l’ho conosciuto, ho visto che era come me. Siamo molto simili e abbiamo legato subito. Mentalmente non si abbatte mai”.

Firenze? “Qui mi trovo bene. Sono contento di vivere qui. E’ stato un passo in avanti nella mia carriera. Io e la mia famiglia veniamo spesso qui in centro, facciamo molte passeggiate. La città è bella. Quindi, siamo tranquilli. Il mio arrivo in Italia quando ero piccolo? Non è stato facile. A 16 anni ho fatto una scelta importante. Mio padre era felice, ma mia mamma mi pensava troppo piccolo per questo passo. Dopo tre anni, ci ha impiegato un po’, ha capito quanto fosse importante per me. Fino all’età di 14 anni non ho mai avuto nessuno che mi facesse la scuola calcio. Ma la situazione era così”.

Ghana? “Ci torno d’estate. Per me la famiglia è importante. E’ da prima del Covid che non vedo i miei genitori e, appena potrò, andrò a trovarli. Siamo molto uniti. Facevamo spesso le cose insieme. Mi dicevano sempre di essere me stesso e di non essere diverso da quello che sono”.

Chi mi ha trasmesso la passione per il calcio? “Mio padre faceva il portiere, ma la sua famiglia non voleva. Allora lui mi ha spronato fin da subito ad inseguire il mio sogno”.

Progetto della masseria in Puglia? “E’ una terra spettacolare. Ho avuto la possibilità, 5 anni fa, di fare questo investimento. Invito sempre tutti a farci un salto. Quando vado giù, faccio fatica a tornare. Mi ci sono sempre trovato bene. Sono contento del mio socio e di tutti quelli che ci lavorano”.

Sassuolo? “Per me una partita speciale. 5 anni là mi hanno fatto crescere tanto. La famiglia Squinzi mi ha accolto e dato tantissimo. Li devo tutto. Non vedo l’ora di essere pronto per la partita”.

Livorno? “I primi 6 mesi in B e ho conquistato la Promozione. Quell’anno mi è rimasto dentro. Un emozione bellissima”.

Famiglia italiana? “Mi hanno cresciuto loro in Italia e li devo tutto. Non riesco mai a star loro lontano. Mi hanno fatto studiare e imparare l’italiano. Sono molto fortunato. Ho avuto due famiglie che sembrano uguali in tutti i modi”.

Manuel Cordero

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