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Mezzanotte di speranza…ma senza farsi accecare

Mezzanotte con un lieve profumo di libertà e speranza per la Fiorentina. Il primo da settimane. Sono passati 14 giorni da quel 13 Marzo, due settimane dopo la preoccupazione dopo aver scoperto la positività di Dusan Vlahovic al COVID 19, due settimane dopo la paura dell’ambiente viola . Isolamento preventivo dunque terminato per coloro, tra staff, dirigenza e giocatori, che non hanno contratto il Virus. Cosa più importante, anche i membri della famiglia gigliata (dodici, come confermato da Commisso) colpiti dal Virus sembrano stare bene. Un piccolo passo verso un ritorno alla normalità che si spera possa esserci presto. Sospiro di sollievo? Si, ma moderato. Come dice la storia, una volta raggiunto un traguardo la parte più pericolosa è pensare che il più già fatto quando la partita è ancora in corso. Proprio in questi momenti, è utile ricordarsi invece che la battaglia è appena iniziata, è per vincere la guerra è bene farsi trovare con una guardia alta e ben stretta. E’ un po’ la filosofia adottata in queste ore dalla Fiorentina. Non è ancora una boccata d’aria a pieni polmoni quella dei viola, perché la situazione nel paese continua ad essere preoccupante e la normalità ancora troppo lontana. Lo dimostra il fatto che mentre c’è chi litiga per tornare ad allenarsi il prima possibile, in casa Fiorentina non si vuole correre nessun rischio, ben consci che, come detto oggi dall’illustre ex Prandelli, il calcio debba per adesso passare in secondo piano. I viola dovranno comunque continuare a seguire le direttive nazionali e continueranno ad allenarsi nelle proprie dimore. Senza rischi e con la prudenza di chi ha percepito la difficoltà del momento. In attesa che la battaglia venga definitivamente vinta e si possa veramente festeggiare. Lo dimostra il fatto che nonostante siano stati raggiunti i 650.000 mila euro raccolti grazie alla campagna Forza e Cuore in sostegno degli ospedali fiorentini si guardi già al prossimo obbiettivo e alla prossima donazione. I dati altalenanti relativi ai contagi, ma più ancora quelli tragici relativi ai deceduti dimostrano come un gesto, una azione, un’ora possano fare la differenza. Come l’attenzione e la prevenzione debbano sempre restare alta. Resistere e non fermarsi, tenere duro. Tutto deve essere ancora fatto. La strada intrapresa è quella giusta, ma i primi risultati positivi non devono essere la meta. Piccoli traguardi per cui gioire, piccoli passi che avvicinano alla vittoria finale e devono motivare ancora di più. Come nelle più grandi partite di calcio.  

Beatrice Canzedda

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