A Firenze, per certe partite, si vive l’intera settimana che le precede in tensione, ansia; persi dentro al timore reverenziale nei confronti della vittoria.

Chi passeggia per le vie della città rinascimentale, lo può sentire nell’aria. Diventa pesante. Diventa soffocante. Ma questo è il cuore dei fiorentini. Esso, da quanto batte forte, quasi opprime il petto, quasi toglie il respiro.

La squadra della città, quella col giglio rosso sul petto, rosso come il sangue che scorre nelle vene, è uno stile di vita. Sì, perché Firenze ha un attaccamento morboso alla sua Fiorentina. Non riesce a vivere senza di lei.

27 maggio 1961, lo Stadio Comunale è gremito di spettatori (50 mila, forse oltre). Posti a sedere? E chi li vede. La partita si segue o in piedi, o seduti (a malapena) sugli scaloni. Una bolgia Firenze.

Stiamo parlando della finale di ritorno di Coppa delle Coppe 1961. La prima edizione di questa competizione calcistica. Anche se riconosciuta come tale dalla UEFA solo nel 1963. Grazie ad Artemio Franchi, allora Presidente FIGC.

All’andata si è giocato all’Ibrox. Ibrox? Sì, proprio lo stadio dei Glasgow Rangers. I Light Blues sono l’avversaria. L’avversaria della Viola.

All’andata è stato Milan, con la sua doppietta magistrale, a decidere le sorti dell’incontro, davanti a oltre 80 mila spettatori delle fredde e mitologiche terre scozzesi.

I tecnici

Sulla panchina della Fiorentina abbiamo uno che, da calciatore, ha sfiorato la vittoria del Mondiale 1954. Uno che, assieme ai suoi compagni, ha rivoluzionato il football. Si chiama Nandor Hidegkuti. Sì, proprio quell’Hidegkuti. Il centravanti arretrato che serviva Puskas e Kocsis; mentre questi si inserivano alle spalle dei difensori avversari. Non solo: segnava pure. E tanto. Beh… La Squadra d’Oro… L’Aranycsapat di Gusztav Sebes.

Accanto a lui, sempre sulla panchina viola, abbiamo Giuseppe Chiappella. Fu, da calciatore, centromediano metodista. Cioè? “Semplicemente” (per modo di dire) quello col compito di marcare il centravanti più forte, recuperare palla e imbastire l’azione di contropiede; servendo i compagni più tecnici. Famoso per i suoi tackle da dietro, coi quali sottraeva palla agli avversari. Ritenuto bravo tatticamente e combattivo. In maglia gigliata vinse lo Scudetto del 1956 e fece parte della finale di Coppa Campioni 1957, persa contro il Real Madrid.

Dall’altra parte, seduto sulla panchina dei Light Blues, c’è un certo Scot Symon. Fu una mezzala mancina e feroce. Intimoriva gli avversari con le sue entrate in scivolata. Da tecnico dei Rangers vinse 6 campionati scozzesi, 5 Coppe di Scozia e 4 Coppe di Lega Scozzese. Oltre a centrare due finali di Coppa delle Coppe: la prima fu questa del 1961 e la seconda del 1967 contro il Bayern Monaco. Symon divenne il primo tecnico a portare in Europa i Light Blues.

La partita

Le formazioni:

FIORENTINA: Albertosi, Robotti, Castelletti, Gonfiantini, Orzan, Rimbaldo, Hamrin, Micheli, Da Costa, Milan, Petris. Allenatore: Hidegkuti/Chiappella.

RANGERS: Ritchie, Shearer, Caldow, Davis, Paterson, Baxter, Scott, McMillan, Millar, Brand, Wilson. Allenatore: Scot Symon.

Le due compagini entrano, affondando i tacchetti sul manto verde del Comunale. I tifosi viola scattano in piedi. Applaudono e incitano i loro idoli. Questa squadra potrebbe scrivere la storia del calcio italiano ed europeo.

L’arbitro della gara, l’ungherese Vilmos Hernadi, fischia il calcio d’inizio.

La folla impazzisce, perché la viola è arrembante, la viola impone il suo gioco. Seppur i più grossi e fisici scozzesi facciano valere la loro stazza (i tackle e i contrasti sono all’ordine del giorno). 

La viola non demorde. La viola non ha paura

Infatti, neanche un quarto d’ora e il match si sblocca. Minuto numero 12’: sulla fascia destra, Kurt Hamrin corre e salta ogni avversario che gli si para davanti. Arriva sul fondo del campo, quando alza la testa e vede Luigi Milan puntare la zona del dischetto in area di rigore. Col destro mette un pallone forte e teso, sul quale il centrocampista si avventa come un rapace. Ritchie prova ad uscire, ma quelle mani la palla non la prenderanno mai: 1-0.

Il Comunale urla di gioia. Un boato si amplifica e copre tutto lo stadio. I tifosi sono in delirio. La loro squadra, “la loro”, potrebbe scriverla veramente la storia. 

Il sogno, quello che ha fatto passare intere notti insonni ai 50 mila, sta per avverarsi.

La Fiorentina corsara a Firenze. La Fiorentina assalta per tutti i primi 45 minuti la porta di Ritchie.

Gli Dei del Calcio, a volte si commuovono, altre… si divertono e scherzano un po’. La seconda frazione pare essere sui ritmi della prima: i viola gestiscono e attaccano; mentre i blu picchiano e fanno valere la loro fisicità. Al 60esimo succede il peggio. I Rangers pareggiano con la rete del giovane centrocampista Alex Scott.

Silenzio agghiacciante. L’intero stadio ammutolisce. Qui, però, bisogna aprire una parentesi sul carattere dei fiorentini, anzi, sul loro umore. Oscillano dal toccare il cielo con un dito al baratro più profondo che esista. Sono complicati da gestire e da capire. Hanno un cuore grande che li rende ipersensibili: basta una leggera flessione, una leggera vibrazione che loro riescono a sentirla; che loro vi si calano, la indossano. Sono sentimentali e freddi. Scontrosi, ma gentili col prossimo. Ah! Una cosa: anche se, da fuori, sembrasse, la loro negatività, un segno di arrendevolezza, vi sbagliate di grosso. In realtà, è il loro tratto distintivo, il tratto creativo, il tratto reazionario. Questo oscillare li rende forti, perché… I fiorentini li puoi piegare, ma non spezzare. E se uniamo questo carattere burrascoso e sereno al loro attaccamento morboso alla squadra, a quel sentirsi tutt'uno con essa, è da immaginare la forza della Fiorentina.

I gigliati portano il pallone a metà campo. Sui loro volti è disegnata la faccia di chi non ci sta a farsi mettere in discussione. Adesso, si reagisce. L’assalto sta per diventare conquista.

Siamo al minuto numero 86’, quando… Sembra volare quel ragazzo, sembra volare come un Uccellino. La difesa dei Rangers deve arrendersi al genio, alla tecnica e alle falcate leggere di Kurt Hamrin. Il viola taglia tutto il campo ad una velocità vertiginosa: dalla fascia destra, la “sua” fascia destra, fin dentro l’area di rigore Blues. I difensori lo guardano, rispetto a lui camminano. Eppure sono grossi, sono alti. Le loro falcate dovrebbero avere un’ampiezza maggiore, se non doppia. Ma l’Uccellino vola e fa grande Firenze: pallonetto e Ritchie battuto. 2-1 per la Fiorentina.

Il gol del 2-1 di Kurt Hamrin: il pallonetto che batte Ritchie

Passano quattro minuto ed Hernadi mette il fischietto in bocca, soffiando tre volte.

La Fiorentina vince la Coppa delle Coppe. La Fiorentina è la prima squadra italiana a vincere un trofeo internazionale.

Firenze diventa grande. Firenze vola.

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