L’attaccante della Fiorentina Arthur Cabral si è raccontatuo con una lettera assiema Cronache di Spogliatoio.
Ecco le sue parole:“Mi chiamò la Fiorentina. E fin dal primo giorno, ho trovato un ambiente più simile a casa mia. All’inizio ci ho messo un po’ per ingranare. Il mister non molla mai: Italiano è un motivatore intenso, un allenatore che urla sempre e che vuole concentrazione. Mi ha insegnato che non devo mai perdere il focus su quello che sto facendo: fin dal riscaldamento inizia ad urlare per farci rimanere sul pezzo e concentrati. Mi ha detto che devo farlo se voglio essere un top. Questo passaggio mentale è uno di quelli che hanno fatto la differenza per la mia esplosione a Firenze. Ora le persone mi fermano per strada: “Arthur! Dai che devi segnare eh!”. Ogni giorno qualcuno mi affianca con la macchina per dirmi che dobbiamo vincere, o anche solo per farmi i complimenti. È davvero bello. Il gol è il momento più bello del calcio e merita di essere celebrato. Dopo quella sul VAR che ho fatto contro il Braga la gente ha iniziato a scrivermi: “Arthur sei il numero uno! L’esultanza meglio del gol!”. Il calcio è allegria, per questo improvviso i balletti con Igor e Dodô. Anche in palestra, dove però non spingo come il mio amico Igor: io ho la genetica dalla mia parte, sono fortunato, mi basta poco. Pure in campo cerco di portare felicità, pure con i difensori avversari. A volte trovo qualcuno un po’ più serioso…”.
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