E’ giovedì 17 ottobre 1996. Allo Stadio Artemio Franchi di Firenze ci sono quasi 23 mila spettatori. Si gioca l’andata degli Ottavi della Coppa delle Coppe tra Fiorentina e Sparta Praga.

Siamo nel pieno periodo del segno della Bilancia. E bilancia, del centrocampo, è quel ragazzo che indossa la 7 e gioca come un 4. 

Polmoni. Cuore. Grinta. Lotta. La Terra di Mezzo è il suo regno.

Traccia una riga: “Di qui non passi!”. E se quello passa? Beh… Non passa. Chiedete alle sue tibie.

Non segna quasi per nulla. Vero. Però ha sostanza. Parecchia. Ha forza. Tanta.

La sua presenza in campo non ha bisogno delle vocalizzazioni raffinate dello speaker. Lui è uno che si sporca. Lui è uno concreto. 

I tamburi cominciano a battere. La battaglia si avvicina. Aumentano le frequenze. Fin quando la Fiesole urla il suo nome. 

Le gambe degli avversari tremano. Il Re Vichingo, lo Svedese di marmo, si palesa dinanzi a loro col suo esercito.

Nato a Malmo il 18 aprile del 1969. Milita nelle giovanili del Bayer Leverkusen per poi far ritorno in patria nel Malmo FF. Successivamente andrà al Benfica, col quale vincerà la Primeira Liga e la Coppa del Portogallo. Dopo di che una stagione nell’Arsenal in quel di Londra.

Infine, sotto il benestare del Direttore Sportivo, Oreste Cinquini, il Presidente della Fiorentina, Vittorio Cecchi Gori, lo strapperà ai Gunners per la cifra di 7 miliardi di lire, facendolo approdare nella squadra di Firenze.

Le formazioni:

FIORENTINA: Toldo; Amoruso, Firicano, Pusceddu, Carnasciali; Cois, Bigica, Schwarz, Rui Costa; Batistuta, Baiano. Allenatore: Claudio Ranieri.

SPARTA PRAGA: Caloun; Novotny, Hornak, Gabriel, Repka, Votava; Svoboda, Frydek, Mistr; Svoboda Z.; Siegl. Allenatore: Jozef Chovanec.

A dirigere la partita c’è lo svizzero Serge Muhmenthaler. Arbitro con un passato da calciatore. Militò nelle Giovanili del Grenchen. Dal 1972 al 1975 fu ingaggiato dallo Young Boys. Concluse la prima delle sue due carriere nel 1978, indossando la maglia del Basilea. Nel 1980 iniziò la sua seconda carriera da Direttore di Gara, terminandola nel 1997. I match più importanti che videro, come protagonista, il suo fischietto, furono: la Finale di Andata della Coppa UEFA 1995/96 tra Bayern Monaco e Bordeaux; la sfida Turchia-Croazia di Euro ‘96; la finale di ritorno della Supercoppa UEFA 1996 disputata tra la Juventus e il PSG e lo spareggio Italia-Russia valido per le Qualificazioni Mondiali 1998. In totale collezionò 266 presenze con 573 gialli, 21 cartellini rossi e 73 penalty concessi.

Adesso torniamo alla partita e al protagonista di questa storia. 

Il match è dominato dalla Fiorentina. Lo Sparta Praga tiene le linee serrate, ma a poco serve con questa viola.

Infatti, minuto numero 5’: il numero 7 raccoglie palla nel cerchio di centrocampo. Si guarda attorno. Si ferma. Dal suo mancino esce un filtrante, non da poco, per Baiano. L’attaccante gigliato prende possesso della sfera da gioco. Si porta sulla sinistra. Finta. Tunnel. Gabriel, difensore dello Sparta, ubriacato cade a terra. L’8 viola pennella un cross che il Re Leone, ingolosito, non si lascia sfuggire. Impatta di testa: 1-0. L’ estremo difensore ceco, Michal Caloun, può soltanto abbozzare un tuffo verso la sua sinistra.

La Fiorentina termina in vantaggio la prima frazione, ma Claudio Ranieri non è contento: la sua squadra crea tanto e non concretizza.

Inizia la ripresa. Ancora Fiorentina in avanti e Sparta Praga chiuso nella sua metà campo. Le parole, dette negli spogliatoi, sembrano non sortire alcun effetto. Allora, Sir Claudio passa ai fatti. Quei fatti, anzi, quel fatto che gli darà ragione.

Minuto numero 56’: Bigica esce e al suo posto entra Robbiati. La viola aumenta la sua trazione anteriore. E lo si constata subito: Cois lancia sulla destra proprio verso il neo entrato. Questo si accentra. Punta un difensore. Varca la linea che delimita l’area di rigore. Poi alza la testa. La gira alla sua sinistra e piazza un diagonale, che finisce nella zona della mezza lunetta. 

Lì c’è lui. Lì c’è lo Svedese di marmo. Lì c’è il Re Vichingo che difende la sua Terra di Mezzo. Che vince mille battaglie. Che equilibra l’intera armata in casacca viola e col giglio sul cuore.

Già, una cosa la dobbiamo appuntare su questo calciatore: non ha il piede educato. Eppure quando arriva… Beh… La determinazione prende il sopravvento. Di collo pieno calcia un siluro che per poco non fora la rete. Quel mancino. Quel potente mancino. 

Caloun guarda, se l’ha vista, la palla insaccarsi all’incrocio. Mette i guantoni sui fianchi e resta fermo, basito. Cogli occhi fissa il numero 7. Sopra quel numero c’è scritto: Schwarz. Sì, Stefan Schwarz.

Oggi quel centrocampista dal cuore grande e dall’intelligenza tattica sopraffina. Quello Svedese di marmo dall’abnegazione totale che si sporcava, che correva per tutta la sua Terra di Mezzo. Oggi, 18 aprile 2022, compie 53 anni.

La partita finisce 2-1. Al minuto numero 80’, lo Sparta trova la via della rete su un cross innocuo all’apparenza. Firicano salta a vuoto e Siegl colpisce di testa. Tiro troppo forte e angolato per Toldo.

Al ritorno la Fiorentina pareggerà per 1-1, passando il turno.

In quella edizione della Coppa delle Coppe la viola si arrenderà solo nelle Semifinali, dove affronterà il Barcellona.

Sì, ma quando sentivi i tamburi, quando sentivi il ritmo, quando sentivi la battaglia avvicinarsi, era la Fiesole che lo chiamava. Era la Fiesole e tutto il Franchi che urlava: “Schwarz!”.

Vincerà una Coppa Italia e una Supercoppa Italiana con la viola. E, alla sua ultima stagione in maglia gigliata, indosserà anche la fascia di capitano.

Auguri Schwarz, Stefan Schwarz.

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