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Hamrin, la sua maglia numero 7 donata alla Fiorentina

La morte di Kurt Hamrin ha lasciato un vuoto nella città di Firenze e nei cuori dei tifosi della Fiorentina. Per questo motivo, la famiglia dell’Uccellino ha deciso di donare alla squadra la maglia storica del  numero 7, la quale verrà esposta al Bar Maglia Viola del Viola Park. Negli ultimi tempi, La Nazione ha raccolto le parole di Piero Hamrin, figlio del compianto Kurt.

Questo il suo racconto

“Non ci siamo mai sentiti soli. Speravamo che ci fosse questa emozione e commozione, ma non ne sei mai sicuro, anche se hai la percezione dell’affetto che ti circonda. E che ha sempre circondato la nostra famiglia. Ci tengo a ringraziare i tifosi in particolare e i fiorentini in generale che hanno risposto in maniera straordinaria. Come la società Fiorentina, con il presidente Commisso in testa, il dg Barone che fin da subito insieme ad Alessandro Ferrari si sono messi a disposizione, dandoci la possibilità di allestire la camera ardente allo stadio. Un grazie anche a padre Bernardo Gianni per le parole pronunciate durante il funerale. Poi tutte le autorità cittadine intervenute, dal sindaco Nardella al presidente Giani, fino all’ambasciatore di Svezia, Jan Björklund, la console Livia Frescobaldi, oltre ai vertici della federazione svedese. Poi il 7Bello senza voler togliere qualcosa agli altri. Ma il legame con papà era doppio. Poi tutti gli amici di famiglia che hanno riempito le nostre giornate”. 

Piero Hamrin ringrazia poi Moreno Roggi

“L’ho lasciato per ultimo, non per importanza. Senza il suo aiuto e il suo conforto non sarei riuscito a fare tutto quello che ho fatto”. 

Il rapporto con il padre

“Con papà ci intendevamo subito senza parlarci. Un legame unico, come con Firenze. Le confesso una cosa, quando mi hanno chiamato dalla clinica non sono riuscito a vederlo vivo per l’ultima volta. Un dolore immenso che si è lenito solo guidando per Firenze: di notte è unica. Ha tutto un altro fascino, mi è venuto spontaneo, come faceva papà. Con la mamma si sono innamorati della città proprio per la sua bellezza che hanno visto per la prima volta venendo da Padova. Non c’era l’autostrada allora, ma solo la Bolognese. C’è un punto dove si apre il panorama su Firenze. Mi è venuto spontaneo passare da lì…”

 

Rebecca Di Gregorio

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