Il Corriere Fiorentino questa mattina si sofferma su uno degli ex della partita di questa domenica tra Fiorentina e Como e nello specifico parliamo del più recente ovvero di Jonathan Ikone. L’esterno arrivò a Firenze dopo aver vinto lo scudetto in Francia col Lille oltre ad aver anche disputato la Champions League. In due anni e mezzo a Firenze per lui non è mai arrivata la svolta ma solo tante, tantissime occasioni perse. Il quotidiano ne ripercorre i passaggi nell’estratto che segue.
Strappato al Lille, con il quale aveva vinto pochi mesi prima la Ligue 1, fu presentato così, il 4 gennaio 2022, dal d.s Pradè: «Per lui sarebbe stato più facile rimanere al Lille, ma le nostre motivazioni lo hanno convinto. Siamo stati bravi ad anticipare la concorrenza». Ikoné era reduce da una stagione – con compagni del calibro di Maignan e Weah, Burak Yilmaz e David – da protagonista: ottavo per minuti giocati in rosa e 7 gol in campionato. Un rendimento che aveva dato credito a chi, fin dai tempi delle giovanili del Psg, aveva prospettato per il ragazzo nato a Bondy, nel nord della Francia, e cresciuto con Mbappè, un futuro maiuscolo nel calcio.
L’esordio a Parigi con Emery in panchina, il prestito al Montpellier, la cessione al Lille. Tutto sembrava apparecchiato per il salto di qualità e alla corte di Galtier Ikoné è diventato un fattore, fino a convincere la Fiorentina a puntare su di lui in una sessione di mercato destinata a far parlare di sé per il mancato arrivo di Berardi e per la cessione di Vlahovic alla Juventus.
Sul campo la sensazione è stata sempre quella di un «vorrei, ma non posso», del famigerato centesimo mancante per fare un euro, con l’investimento da circa 14 milioni sulle spalle e le tensioni di una piazza sempre più intransigente e spazientita. Poi ci sono i numeri: 138 presenze, 16 gol (7 dei quali in Conference, ma appena 1 nella fase a eliminazione diretta) e solo 98 minuti in campo nelle tre finali con Italiano, oltre a qualche lampo a macchia di leopardo, come i gol a Napoli e Inter nel 2022. La cessione mancata in estate, poi la scintilla mai del tutto scattata con Palladino: «L’ho amato, gli ho dato fiducia e ho cercato di tirare fuori il meglio di lui. Aveva bisogno di continuità, ma sa che poteva dare lui stesso qualcosa in più», ha raccontato il tecnico viola
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