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L’opinione: “Ora ci serve un segnale da Palladino. Bove…”

Dalle pagine de ll Corriere dello Sport, arrivano le parole del giornalista Alberto Polverosi, il quale si è focalizzato sulla chiusura del mercato della Fiorentina.

ll punto sul mercato

Da un giovedì che poteva diventare nero, nerissimo, a un venerdì che riporta un po’ di sereno al Viola Park. Gli aspetti positivi sono nell’ordine: la miracolosa qualificazione alla Conference League, la composizione del girone di Conference con sei avversarie tutte di grado tecnico inferiore a quello della Fiorentina, l’ultimo giorno di mercato che regala a Firenze un regista vero come Cataldi e un mediano vero come Bove. Non è facile tenere tutto insieme perché quello che si è visto giovedì sera al Pancho Arena è ancora negli occhi terrorizzati dei fiorentini. Da almeno quattro anni sulle rive dell’Arno non si vedeva una squadra-non squadra come quella di Palladino. Una partita di niente, sorella legittima (e perfino più sgraziata) di quella di domenica scorsa col Venezia. Troppi problemi in queste prime settimane di calcio vero. La difesa: il passaggio alla linea a tre sta causando un disastro dietro l’altro. Nelle quattro partite ufficiali, Parma e Venezia in campionato, Akademia Puskas in Conference, non c’è stato un solo difensore immune da colpe evidenti, addirittura clamorose. Tanto per dire, Pongracic ha già preso quattro gialli con annesse espulsione e squalifica, Ranieri un rosso diretto con il fallo da rigore su Colley, Comuzzo altro rosso (ma il secondo giallo è stato esagerato), Martinez Quarta ha battuto tutti i record con l’espulsione dalla panchina mentre alla prima a Parma era stato uno dei responsabili del gol di Man. Qui si può chiamare in causa anche il mercato che a Palladino ha consegnato appena tre difensori di ruolo, tanto da inventare Kayode (a destra) e Biraghi (a sinistra) come difensori laterali. L’argentino Moreno è arrivato solo da un paio di giorni.

Amrabat e il centrocampo

Amrabat, crediti foto Facebook ACF Fiorentina

Il centrocampo: Amrabat ha giocato tutte le partite (tre da titolare) con la valigia in mano ed è partito solo ieri per la Turchia. Grande professionista, senza dubbio, ottima intesa con Palladino, certo, ma la testa viaggiava altrove. E in campo trotterellava. L’attacco: Kean sta vincendo la sua personale scommessa e insieme a De Gea (l’eroe d’Ungheria) è il miglior acquisto di questo mercato in attesa del debutto di Gudmundsson. Ma alle sue spalle, un altro disastro. Palladino ha sempre cambiato la coppia di trequartisti/esterni: Colpani-Kouame a Parma (male), Colpani-Sottil con l’Akademia all’andata (bene Sottil con tanto di gol, ancora male l’ex monzese), Kouame-Barak col Venezia (malissimo), Ikoné-Sottil al ritorno con l’Akademia (una pena). Non vorremmo tirare la croce addosso a Ikoné, ma ci facciamo la stessa domanda che ci facevamo ai tempi di Italiano: cosa vede l’allenatore in questo giocatore? Un mistero. L’insieme: è l’aspetto più preoccupante. La squadra non è legata, quasi non riconosce se stessa, non sa come muoversi, come attaccare né come difendere. E’ presto per verificare l’esito della rivoluzione del nuovo allenatore, ma per ora non si vede nemmeno un cenno di quello che Palladino vuole. In Ungheria la Fiorentina si è ritrovata solo nei supplementari quando è rimasta in nove, quando il livello fisico, atletico e mentale contava più di quello tecnico e tattico, si è compattata e l’Akademia non ha trovato spazi. In quegli ultimi 25 minuti ha finalmente lottato e raggiunto l’obiettivo, i calci di rigore.

Rebecca Di Gregorio

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