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Babacar: “Amavo la Fiorentina, ma ero divorato dallo stress. Vargas mi nascondeva…”

Khouma El Babacar, ex attaccante della Fiorentina, attualmente al Boluspor, nella Super Lig turca, ha rilasciato una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport, in cui ha raccontato anche gli anni di Firenze.

La pressione vissuta in maglia viola

Mi ricordo benissimo la frase di Prandelli: ”Babacar è un talento dalle prospettive illimitate”. Oggi posso dire che quella frase è stato un peso enorme per me. Mi ha fatto piacere, erano parole quasi da padre, ma forse ero troppo giovane. A Firenze vivevo uno stress incredibile. Da fuori magari non si vedeva, ma chi stava in spogliatoio con me se ne accorgeva: ero un giovane venuto dal nulla, ero divorato dall’ansia. Avrei potuto fare di più. E se fossi stato meno preda di stress, se fossi andato in campo più libero, se avessi sentito intorno a me più fiducia ci sarei riuscito. Da cosa derivava? Amavo talmente tanto Firenze e il colore viola che sentivo il peso di dover fare bene molto più forte degli altri. Firenze è casa mia, e tu a casa tua vuoi sempre dare tutto e non ricevere mai critiche. Ma il calcio è uno sport veloce, non ti dà tempo: o prendi il treno oppure…

Khouma El Babacar  (Photo by Alessandro Sabattini/Getty Images via OneFootball)

I ricordi belli

Ho giocato con grandi campioni, uno su tutti: Adrian Mutu. Però Salah fu una vera sorpresa, ebbe un impatto incredibile. Oggi uno lo vede come un grandissimo giocatore, lo era anche quando venne a Firenze solo che nessuno se l’aspettava. E l’Italia non è un campionato facile per un esordiente. Poi nello spogliatoio c’era sempre un bel clima. Astori, Ljajic, Vargas, Gilardino, uno più simpatico dell’altro. In spogliatoio si facevano scherzi su scherzi. Vargas ti nascondeva le scarpe e non le trovavi più, sai quante volte sono tornato a casa in ciabatte. E se gli dicevi di piantarla e magari non era stato lui peggio, si arrabbiava di brutto. Una volta facemmo la lotta, durante un torneo in Brasile: lui era un picchiatore di forza, io diciamo più… tecnico. Voleva per forza buttarmi al tappeto ma non ci riusciva e intorno gli altri ridevano. Mi sono fermato perché altrimenti sarebbe degenerata. Lui era un ragazzo buonissimo ma aveva una forza incredibile, mi avrebbe spezzato in due…

Rebecca Di Gregorio

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