Foto di Giacomo Morini ©
Foto di Giacomo Morini ©

Se prendessimo ad oggetto conoscitivo la Fiorentina, otterremmo queste due similitudini per quanto riguarda le ultime partite:

-La tipologia di contropiede applicata dai viola è simile a quella del tecnico del Benfica: Roger Schmidt.

-La tipologia di pressing applicata dai viola è simile a quella del tecnico, ex Bayern Monaco: Jupp Heynckes.

Detta spicciola: i calciatori formano delle coppie coi loro avversari e, una volta vinto il duello, ripartono in contropiede per concludere l'azione.

Ovvio, più di qualcosa deve essere affinato nella fase realizzativa; ma i numeri dei tiri nello specchio della porta si è di molto alzato, a discapito del possesso palla.

Ricordiamo che il possesso palla non è manovra: il Manchester City manovra, non fa possesso.

Il possesso rappresenta solo un mezzo e, in quanto tale, non ha fine senza un principio. Perciò la Fiorentina restava troppo “estetica”, aggiungendo, ora, semplicemente quello che le mancava: una verticalità conclusiva.

Tutto questo, perché le funzionalità avevano compiti eccessivamente correttivi.

Infatti, quest'eccesso lo si poteva appurare, sia biologicamente che psicologicamente, nella simmetria con cui i calciatori ripetevano le movenze schematiche.

Non che siano stati fatti passi da gigante. Gli uomini di Italiano non hanno consapevolezza e, di “causa”, alcuna creatività.

Il tecnico della Fiorentina sta soltanto riportando nella norma l'eccesso.

Due definizioni prima di andare a trattare l'argomento dell'articolo

Le due definizioni, su cui sarebbe meglio fare una certa chiarezza, sono quella di ruolo e di funzionalità:

-Il ruolo è una locazione, dalla quale il calciatore si dispiega sensorialmente, percependo l'ambiente (il campo) nel suo globale.

-Il vuoto esiste nella sua misura e non oltre. La misura del vuoto è l'uniformità. Dunque, la funzionalità è una sezione vuota e dotata di superficie (cioè, più specificatamente, una forma), nella quale vengono corretti i caratteri (inutili) del calciatore per produrre predeterminati compiti.

Da queste definizioni prescinde l'antinomia allenatore-tecnico.

Comunque, adesso andiamo a trattare l'argomento dell'articolo.

Uno spunto tattico per la fase difensiva

Bisogna distinguere terzini (terza linea) da difensori. Nel primo caso, come già posto fra parentesi, si parla della terza linea, nel secondo, invece, si parla di un qualcosa di globale e meno specifico.

Infatti, il titolo è “Uno spunto (perché sicuramente andrà perfezionato) tattico (per renderlo comprensibile ai più; secondo noi, invece, il termine è ”schematico") per la fase difensiva (perciò inerente “anche” la terza linea)".

Riprendendo la seconda delle “due similitudini” e sommandola, soprattutto, alle situazioni d'anomalia difensiva formatesi contro lo Spezia, avremmo:

-Kouame aveva un doppio compito di marcatura: il centrale e il fluidificante di destra spezzini. Compito, a livello fisico-mentale, eccessivamente dispendioso.

-Biraghi marcava a zona il fluidificante di destra dello Spezia. Questo non gli faceva varcare la metà campo e, quindi, oltre a creare eccessivo stress per Kouame, creava distanza e libertà di movimento all'avversario in questione. E non solo. Poiché lo schema di pressing si sbilanciava; ciò si ripercuoteva prima sul centrocampo e, poi, sulla fascia destra, occupata da Dodò.

-Gotti, non abbastanza contento, alzava il centrale (centrale) dei tre centrali (chiediamo scusa per il gioco di parole, ma non esiste più il "libero") sulla linea dei mediani. Il movimento creava ulteriore squilibrio tra le marcature di Bonaventura e Jovic. Inoltre, liberava distanze per Agudelo (calciatore dotato di maggiore tecnica e tenacia offensiva a disposizione dei bianconeri) che poteva agire indisturbato (o quasi) tra la seconda e terza linea della Fiorentina.

Da questi tre punti si evince:

1.Applicare la marcatura a uomo a tutto campo sposta l'oggetto del pericolo sul calciatore e non sul pallone.

2.Questa cozza con la linea del fuorigioco, che prevede, invece, come oggetto del pericolo, il pallone.

3.I primi due punti, soprattutto se accompagnati da un costante pressing alto, diventano deleteri, non appena viene individuata la falla nello schema.

Dunque, la difesa migliore resta, ancora una volta, quella a zona. Poiché implica una consapevolezza sensoriale dell'ambiente maggiormente globale.

La marcatura a zona non prevede né nel pallone né nel calciatore un pericolo; anzi, non prevede alcun pericolo. Le situazioni vengono vissute per trarne il massimo. E questo, come detto sopra, comporta una consapevolezza che soltanto la creatività del calciatore accompagnata dal principio dell'allenatore possono ottenere.

Lo spunto tattico:

I numeri, come sempre, non sono quelli dei calciatori. L'immagine serve solo per spiegare le movenze

 

Cosa rappresenta l'immagine:

1.I due esterni, mettiamo Kouame (n.10) e Ikoné (n.11), si abbassano e si stringono.

2.Il centravanti, Jovic (n.9), non aggredisce uomo vs uomo il centrale avversario, ma si abbassa leggermente.

3.Il trequartista, Bonaventura (n.8), si situa nel centro del quadrilatero dato dai numeri: 10-11-7-6.

4.I due mediani, Mandragora (n.7) e Amrabat (n.6), restano più bassi e nelle loro posizioni.

5.I due centrali di difesa, Quarta (n.3) e Milenkovic (n.2), possono abbassarsi di qualche metro e togliere, così, profondità ai lanci lunghi avversari.

6.I fluidificanti, Biraghi (n.4) e Dodò (n.5), possono restare più alti e larghi; coprendo non solo le spalle dei mediani, ma anche il campo in ampiezza.

Posti questi sei punti arriviamo a questi cambiamenti che, stando a quanto da noi osservato, implicherebbero soprattutto il centrocampo:

1.Si pressa sulle linee di passaggio: come Guardiola.

2.Questa variazione porta a limitare le soluzioni di passaggio centrali e gli smarcamenti tra le linee degli avversari.

3.La squadra si abbasserà, ma non tanto da apportare un'inversione del pressing da alto a basso. Cosa che non rientra nelle idee calcistiche di Italiano.

4.Questo comporterà alla manovra avversaria maggiori rischi di perdita del pallone e, alla Fiorentina, maggiori quantità di contropiedi.

La zona di campo sfruttata prevede:

1.L'immagine mostra un campo di pressione che, sia in ampiezza sia in lunghezza, permette di coprire bene il campo.

2.La forma rettangolare si pone per metà nella metà campo avversaria e metà nella metà campo viola. Questo permette, in caso di recupero palla, un ritmo sintetico nel convergere verso la porta e, in caso di lanci lunghi (esempio), di scalare rapidamente all'indietro.

I calciatori assumono una posizione intermedia molto simile al miglior Liverpool di Klopp. Rispetta il principio del gegenpressing: pressando molto nel centro del campo. Rispetta le caratteristiche degli avanti: molto rapidi, se con campo da dover coprire in velocità. Rispetta e facilità il compito a centrali difensivi non molto bravi nella costruzione del gioco e non molto veloci nello scappare all'indietro. Rispetta i mediani: bravi nel recupero palla e negli inserimenti da dietro.

Insomma, queste solo alcune caratteristiche elencabili.

Conclusioni:

Speriamo di essere stati utili al lettore. Questo articolo non voleva essere un'analisi di errori, ma un tentativo di immaginare come possa evolversi la Fiorentina.

La terza linea, ad esempio, potrebbe marcare a uomo; mentre solo il centrocampo e il centravanti occupare le linee di passaggio centrali. I fluidificanti salire a uomo e la difesa ruotare a 3; oppure uno dei centrali uscire e gli altri compagni di reparto convergere formando, comunque, una linea a 3.

Questi e altri spunti ci sarebbero. Eccome.

L'importante, però, resta il centrocampo e i suoi movimenti senza palla. Scopo dell'articolo era proprio evidenziare quanto influisca questo intero reparto sullo sviluppo del gioco difensivo.

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