Oggi compie gli anni Chrstian Riganò, un ex giocatore della Fiorentina (tra le altre) che ha vissuto una carriera molto particolare ed emozionante. Calcio Totale riporta delle sue vecchie e famose dichiarazioni, per celebrarlo, quasi un excursus del suo viaggio calcistico. “La mia carriera è stata un viaggio lungo, faticoso, ma a lieto fine. Provengo da Lipari, un posto stupendo che a livello calcistico non offre nulla, ai miei tempi, solo la possibilità di giocare in eccellenza. A 25 anni, di mattina facevo il muratore, il pomeriggio invece, coltivavo il mio sogno di diventare un calciatore professionista. Una carriera costruita nella polvere, partendo dalla seconda categoria fino alla Serie A, segnando praticamente ovunque. La svolta della mia vita si chiama Taranto, una piazza speciale, giocavo in serie C con 15.000 persone sugli spalti. Poi sicuramente la Fiorentina, che aveva bisogno di uno che faceva gol e si sono aggrappati a me. Io dico sempre che sono stato uno normale, ma che mi hanno messo fra i grandi. Mi hanno dato la 9 e mi hanno paragonato a Batistuta, una cosa che non esiste. In serie A sono arrivato a 30 anni, c’erano difese dure da superare che nulla hanno a che fare con quelle attuali. A Messina poi, a livello personale è stato una stagione pazzesca; in quell’anno un rammarico l’ho avuto: non aver indossato la maglia della Nazionale. Vero, all’epoca per andarci, dovevano star male una serie di giocatori pazzeschi in attacco; ma la possibilità è arrivata quando, nel corso dell’anno, ero primo nella classifica marcatori. Il ct Donadoni, quando si è trovato a dover rimpiazzare l’infortunato Iaquinta, non mi ha proprio considerato. Lì ho capito che la meritocrazia, nel calcio, non esiste. Resto comunque orgoglioso della mia carriera”.
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